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IL TRECENTO
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GUIDO CAVALCANTI: O DONNA MIA
NON VEDESTU' COLUI
Il motivo
della morte compare all'interno
di un'area tematica che
comprende, in questo
componimento, la debolezza (v.
3, «fiochetto e piano»), la
paura (v. 4, «temenza»), la
violenza (v. 8, Amore venne «per
uccider» e, v. 10, «saettò nel
cor»), lo sbigottimento e la
fuga (v. 11, «sbigotito
fuggendo»), la sofferenza, il
pianto, la consunzione (vv.
13-14, «quelli martiri / che
soglion consumare altru'
piangendo»).
Stilisticamente, una
caratteristica del sonetto è che
le personificazioni, in cui si
concretano gli stati d'animo,
hanno uno svolgimento ampio:
Amore e Morte, con i loro
attributi (le armi, per Amore; i
dolori, per la Morte), sono
protagonisti di due episodi che
sembrano autonomi dalla
situazione iniziale (colloquio
tra il poeta e la donna). Il
tema perciò viene svolto non
mediante l'analisi psicologica
individuale, ma attraverso
raffigurazioni oggettive; una
specifica dolorosa vicenda viene
trasformata in visione
allegorica della vita (la vita
di tutti, non quella del poeta
soltanto), in cui Amore e Morte
concordemente agiscono a danno
degli umani («altrui», v. 8 e v.
14, è parola indeterminata che
indica «la gente»).
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