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 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL TRECENTO

GUIDO CAVALCANTI: VOI CHE LI OCCHI MI PASSASTE 'L CORE
 

Nei testi di Cavalcanti ricorre con molta frequenza il motivo, non nuovo, dell'innamoramento che avviene attraverso gli occhi; esso è sempre punto di partenza per la rappresentazione di una situazione interiore di sconvolgimento. Nel sonetto in esame il turbamento interiore non è analizzato in termini psicologici, ma è fatto visibile, cioè è concretizzato mediante la metamorfosi delle facoltà e dei sentimenti dell'uomo in personaggi.
Tema del sonetto (tema svolto una prima volta nelle quartine e ripreso nelle terzine) è la distruzione di ogni facoltà vitale dell'uomo che ama. Il dato di partenza, lo sguardo che passa tra la donna e l'uomo, è enunciato nel primo verso e richiamato al v. 10.
Gli effetti psicologici sono rappresentati come azioni. Seguiamone lo svolgimento:

- nelle quartine: la donna colpisce il cuore attraverso gli occhi e desta la mente addormentata; sopraggiunge Amore, armato, che distrugge le facoltà già indebolite: sopravvivono infine soltanto l'aspetto esterno (un simulacro vuoto) e un filo di voce che si fa sentire con espressioni di dolore;

- nelle terzine: dagli occhi della donna si è mossa la forza d'amore, che colpisce il cuore con una saetta; l'anima, vedendo nel fianco sinistro il cuore, morto al primo colpo, trema di paura.

La donna stessa, dalla cui vista derivano conseguenze catastrofiche, è invitata a guardare lo spettacolo offerto da questa condizione esistenziale angosciosa.
Il testo procede dal ricordo di una esperienza reale (il poeta è stato turbato dalla vista della donna) a un uso soltanto metaforico del «vedere»: il poeta invita la donna a guardarlo dentro, oltre l'apparenza; l'anima vede morire il cuore.

 

© 2009 - Luigi De Bellis