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GIOVANNI BOCCACCIO
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SER CIAPPELLETTO
Protagonista della prima novella
del Decamerone. Ser Ciappelletto
(così chiamavano i Francesi, fra
cui viveva, il notaio ser
Ciapperello da Prato) è l'eroe o
meglio l'artista del male, che
compie le azioni ritenute
riprovevoli con una intera
dedizione dell'animo e con una
gioia disinteressata, come di
chi adempie la propria
vocazione: estraneo alla vita
morale e ignaro di rimorsi, non
suscita repugnanza od orrore, ma
un'allegra ammirazione per
quella vigoria di ingegno che
egli spiega nelle sue non
lodevoli imprese e che mai non
si affievolisce o vien meno.
Incaricato da un uomo di affari
che ben lo conosce di riscuotere
certi crediti dai Borgognoni,
coi quali, "riottosi e di mala
condizione e misleali", soltanto
un uomo come lui poteva trattare
con successo, si ammala
mortalmente in quella regione in
cui è sconosciuto, e, pregato
dai suoi ospiti, accetta di
confessarsi, non già per
compiacerli e tanto meno per
contrizione, ma perché è come
attirato da quest'ultimo inganno
che potrà fare ai propri simili.
E vero canto del cigno riesce la
sua confessione: non turbato
dalla prossima fine e meno che
mai da scrupoli o da rimorsi,
Ciappelletto non si contenta di
nascondere le proprie colpe, ma
si investe della parte del
devoto, dell'anima pia, alla cui
netta e dignitosa coscienza un
fallo anche piccolo è un amaro
morso, e così bene la
rappresenta, che il frate
confessore, uomo assai dotto e
non sciocco, è preso da una
crescente tenerezza e
ammirazione per lui e ritiene di
avere dinanzi a sé un santo. Né
basta: ché, rivelata dal frate
ai suoi confratelli la santa
vita del defunto, i suoi
funerali riescono una vera
apoteosi e ben presto la fama
della sua santità si diffonde
per tutto il paese. Così ser
Ciapperello da Prato diventa in
Borgogna san Ciappelletto:
ultima enorme beffa da lui fatta
alla semplicità umana, così
docile materia per lui e per i
suoi consimili. Da lui discende
il Margutte del Pulci, che
rinnova con una accentuazione
beceresca le sue imprese e i
suoi vanti. Di tutt'altra natura
sono invece altri personaggi del
Rinascimento e dell'età moderna,
empi e irreligiosi, poiché
Ciappelletto (e tanto meno il
suo autore) non pensa affatto di
offendere o negare Iddio, e se
mai di Dio potrebbe dire con le
parole di un famoso epigramma:
"Non lo conosco".
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Mario Fubini |
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