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 Autore Luigi De Bellis   
     

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GIOVANNI BOCCACCIO

SER CIAPPELLETTO


Protagonista della prima novella del Decamerone. Ser Ciappelletto (così chiamavano i Francesi, fra cui viveva, il notaio ser Ciapperello da Prato) è l'eroe o meglio l'artista del male, che compie le azioni ritenute riprovevoli con una intera dedizione dell'animo e con una gioia disinteressata, come di chi adempie la propria vocazione: estraneo alla vita morale e ignaro di rimorsi, non suscita repugnanza od orrore, ma un'allegra ammirazione per quella vigoria di ingegno che egli spiega nelle sue non lodevoli imprese e che mai non si affievolisce o vien meno.
Incaricato da un uomo di affari che ben lo conosce di riscuotere certi crediti dai Borgognoni, coi quali, "riottosi e di mala condizione e misleali", soltanto un uomo come lui poteva trattare con successo, si ammala mortalmente in quella regione in cui è sconosciuto, e, pregato dai suoi ospiti, accetta di confessarsi, non già per compiacerli e tanto meno per contrizione, ma perché è come attirato da quest'ultimo inganno che potrà fare ai propri simili. E vero canto del cigno riesce la sua confessione: non turbato dalla prossima fine e meno che mai da scrupoli o da rimorsi, Ciappelletto non si contenta di nascondere le proprie colpe, ma si investe della parte del devoto, dell'anima pia, alla cui netta e dignitosa coscienza un fallo anche piccolo è un amaro morso, e così bene la rappresenta, che il frate confessore, uomo assai dotto e non sciocco, è preso da una crescente tenerezza e ammirazione per lui e ritiene di avere dinanzi a sé un santo. Né basta: ché, rivelata dal frate ai suoi confratelli la santa vita del defunto, i suoi funerali riescono una vera apoteosi e ben presto la fama della sua santità si diffonde per tutto il paese. Così ser Ciapperello da Prato diventa in Borgogna san Ciappelletto: ultima enorme beffa da lui fatta alla semplicità umana, così docile materia per lui e per i suoi consimili. Da lui discende il Margutte del Pulci, che rinnova con una accentuazione beceresca le sue imprese e i suoi vanti. Di tutt'altra natura sono invece altri personaggi del Rinascimento e dell'età moderna, empi e irreligiosi, poiché Ciappelletto (e tanto meno il suo autore) non pensa affatto di offendere o negare Iddio, e se mai di Dio potrebbe dire con le parole di un famoso epigramma: "Non lo conosco".

 

Mario Fubini

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