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GIOVANNI BOCCACCIO
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DELLE DONNE ILLUSTRI
Compilazione biografica in
lingua latina. L'opera, scritta
tra il 1360 e il 1362, ampliata
e rifusa negli anni successivi,
contiene la biografia di 104
donne illustri di tutti i tempi,
da Eva alla regina Giovanna di
Napoli, ed è dedicata alla
bellissima Andrea Acciaiuoli,
sorella del gran siniscalco
Nicolò Acciaiuoli, sposa in
seconde nozze a un conte di
Altavilla. Il De claris
mulieribus si può considerare
come un complemento delle
Sventure degli uomini illustri.
A spingere il Boccaccio alla sua
composizione non poco, per
confessione dell'autore stesso,
influì l'esempio dato dal
Petrarca col suo trattato sugli
Uomini illustri. Varie e non
tutte con certezza
determinabili, mancando le
citazioni, sono le fonti alle
quali il Boccaccio ha attinto:
Igino, Isidoro di Siviglia,
Valerio Massimo, Virgilio,
Ovidio, e, cosa notevolissima,
anche Tacito, che pare fosse
sconosciuto al Petrarca. Ma
l'erudizione è celata, mentre la
vena narrativa, seppure
aduggiata dalla rigidezza aulica
del latino, vi si espande con
qualche libertà. Così nelle
pagine dedicate alla vita della
papessa Giovanna, ai voluttuosi
indugi sugli amorosi aneliti di
Tisbe, alla storia della
semplicetta Paolina romana amata
dal dio Anubi, che richiama
assai da vicino la novella
decameroniana di Lisetta e
dell'angelo Gabriele. A parte la
"moralità" che l'autore deduce
anche dalle storie che meno vi
si prestano (es. Piramo e Tisbe),
non appare chiaramente quale
tipo o ideale muliebre il
Boccaccio vagheggi e proponga
come modello ai suoi lettori.
Più chiaro invece è lo spirito
misogino che circola nel
trattato, per cui certe eroine
sono lodate come eccezioni
confermanti la regola: la donna
è debole, tortuosa, soggetta a
tutti i vizi e in special modo
alla lussuria. A proposito della
Didone virgiliana il Boccaccio
appare quasi scandalizzato della
facilità con cui essa si
innamorò dell'eroe troiano, e
arriva pesino a mettere in
dubbio la verità del racconto
virgiliano, accettando invece la
versione riferita dallo storico
Giustino, secondo la quale
Didone si sarebbe tolta la vita
per mantenersi fedele al defunto
sposo, Sicheo. Nel suo complesso
Il De claris mulieribus è un
compromesso tra l'erudizione
storica e la novella, un
piacevole libro di erudizione
con episodiche infusioni di
moralità, rivolto dunque non
solo agli uomini ma anche alle
donne, le quali, dichiara quasi
a propria scusa il Boccaccio,
"come per lo più sono mal
pratiche delle storie, così
hanno anche maggior bisogno e
maggiormente si dilettano di un
copioso parlare".
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Daniele Mattalia |
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