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 Autore Luigi De Bellis   
     

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GIOVANNI BOCCACCIO

 

TRATTATELLO IN LAUDE DI DANTE

 

Opera giuntaci in tre redazioni, tutte di mano del Boccaccio: l'una, più ampia, ch'è la vulgata, della quale le altre due sono probabilmente compendi. La data di composizione è comunemente collocata tra il 1357 e il 1361. La prima stampa apparve nel 1477 davanti all'ediz. della Divina commedia di Vendelin de Spiera col titolo Vita di Dante [propriamente La divina commedia (col commento di Benvenuto da Imola e colla vita di questo poeta scritta da Giovanni Boccaccio)]. Il titolo vulgato aderisce perfettamente al tono di alto e quasi religioso elogio dell'opera, e, sebbene le prime pagine, dove si tocca dell'amore di Dante per Beatrice, abbiano un sapore leziosamente romanzesco, la moderna critica dantesca ha riconosciuto nel Trattatello non poche notizie autentiche attinte alla tradizione orale e apprese dalla viva voce di persone che avevano conosciuto l'Alighieri. Ma la rifusione del materiale biografico non è stata certo cauta e positiva, e intorno alla figura del divino poeta vibra come un alone di leggenda conforme al tipo ideale che nell'Alighieri il Boccaccio delinea e onora: di primo, augusto ed eroico cultore della poesia e della scienza. Così il Trattatello è non meno una laude di Dante che una laude della poesia. Ligio all'estetica medievale è il criterio per cui il Boccaccio pone la grandezza e la bellezza della poesia nell'intimo legame di questa con la filosofia; più nuovo e significativo invece l'elogio della sapienza e dell'erudizione, aderente allo spirito intimamente laico del Convivio dantesco, ed espressione di freschi entusiasmi per l'erudizione classica; caratteristica, perché ripresa più tardi dagli umanisti, la discussione del perché la Commedia sia stata scritta in volgare, invece che in latino: discussione che il Boccaccio chiude ricorrendo, in sostanza, alla giustificazione da Dante già posta innanzi per il suo Convivio: la decadenza, degli studi liberali, la conoscenza del latino limitata ai soli letterati, la scarsa utilità di un poema scritto in latino, e la conseguente necessità, per Dante, di scrivere il suo poema "in stile atto a' moderni sensi".

La Vita di Dante è una rivelazione. Qui dentro si manifesta l'autore in tutta la ingenuità e spontaneità: vi trovi il nuovo uomo che si andava formando in Italia. Mette in un fascio mondo sacro e profano, Bibbia e mitologia, teologia e poesia... Questa strana mescolanza era già comune al secolo. (De Sanctis).

Il Trattatello in laude di Dante è tra le prose più cordiali ed apriche di Giovanni Boccaccio: poiché vi raggia la sua più serena passione, l'amor puro della poesia, nella riverenza ad un grande poeta, nel caro orgoglio della patria comune e del comune linguaggio. (F. Flora).

Daniele Mattalia

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