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IL CINQUECENTO
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RAPPORTO GUICCIARDINI -
MACHIAVELLI
UOMO
Per entrambi l'uomo è un
"fenomeno" della Natura soggetto
a leggi fisse e immutabili, ma
per Machiavelli esso è
spregevole e soprattutto
egoista, mentre per Guicciardini
l'uomo è naturalmente portato a
fare il bene, anche se più
spesso fa il male perché le
tentazioni della vita sono
tante, la coscienza è debole e
soprattutto perché il più delle
volte facendo il bene si va
contro i propri interessi e
facendo il male si realizza un
utile. Machiavelli però ammette
che l'uomo, nella vita sociale,
può comportarsi meglio di quanto
consenta la sua natura se la
forza della legge lo costringe a
posporre il proprio interesse a
quello generale dello Stato;
Guicciardini invece, da questo
punto di vista, è piuttosto
pessimista.
STORIA Per Machiavelli
dalla storia si possono ricavare
insegnamenti utili per
determinare i comportamenti da
usare in politica, mentre
Guicciardini afferma che ciò non
è possibile perché i fatti
storici sono irripetibili: anche
quelli contemporanei che
apparentemente hanno spiccate
analogie con fatti antichi, sono
in realtà profondamente diversi
perché avvengono in condizioni
mutate e con persone diverse.
POLITICA Per Machiavelli
è una scienza in quanto è
regolata da "leggi" fisse
desunte dalla storia, per
Guicciardini non è una scienza
perché non dispone di alcuna
legge certa. Il Machiavelli
afferma che l'uomo politico per
eccellenza sia il Principe
(anche se per lui la forma
ideale di governo sarebbe la
Repubblica) che nella sua
attività si serve della propria
"Virtù" (anche per contrastare
la "Fortuna") per conseguire l'
"Utile" dello Stato, senza alcun
vincolo di natura morale. Il
Guicciardini riconosce invece
che l'unica qualità di cui
l'uomo dispone, sia in politica
che nella vita comune, è la
"discrezione", cioè la capacità
di intuire di volta in volta le
scelte da operare per realizzare
il proprio ''particulare" (che è
l'unica molla che spinge l'uomo
ad operare).
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Gennaro
Sasso | |
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