IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

Critica letteraria

CINQUECENTO

 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 CRITICA DELLA LETTERATURA: IL CINQUECENTO

La vita del Cellini

Ciò che domina nel libro celliniano è sempre, sappiamo, la battagliera e impetuosa individualità di Benvenuto; quella individualità cui ben si potrebbe riferire il motto summa tulisse iuvat, inciso dal Cellini sotto un suo Atlante. Questo motto può essere l'epigrafe migliore, la definizione più opportuna della Vita; il cui protagonista subisce le più feroci offese dai nemici e dal fato e riesce con la sua virtù e con la protezione divina a conseguire la sua vittoria; e trattisi pure di vittoria morale, quando la vittoria effettiva non sia umanamente conseguibile.

Da quanto s'è detto deriva un'altra conclusione: e precisamente che il carattere dell'autobiografia è serio, contrariamente a quanto notato da parecchi critici, i quali hanno parlato di un afflato comico-novellistico di quella. A nostro parere, l'elemento comico-novellistico e quello religioso, surrealistico, patetico, ambientale hanno nella Vita un'importanza piuttosto secondaria, rispetto all'essenziale tema della personalità celliniana, e si presentano soprattutto, come complementi necessari, come umane ed estetiche integrazioni, onde si determinano quel totale respiro umano e quel senso di superiore armonia artistica, che sono propri del libro. Quella di Benvenuto Cellini è veramente umanità integrale e circolare; ed il senso supremo di totalità, che la Vita emana, è determinato, appunto, dall'alterna vicenda dei motivi che la costituiscono, dalla varia rifrazione e ripercussione che il tema della virtuosa consapevolezza della propria eccellenza ha su tutti gli altri elementi, su cui domina nel modo più completo. L'ispirazione della biografia celliniana è seria; e la stessa comicità, l'arguzia e l'umorismo di tante pagine acquistano un più alto valore estetico, proprio per la loro episodicità, e valgono altresì da contrappeso ideale a certi momenti di epico e grave abbandono narrativo, con la loro equilibratrice e armo= nizzatrice funzione artistica. Per questo si parlava d'integralità spirituale della Vita; in cui tutti gli aspetti dell'esistenza sono presenti, trascritti nella suprema metafora dell'arte.

Colui che considerava la sua vita come una continua resistenza all'inimica fortuna, come un'osteggiata e contrastata affermazione di virtù, non poteva non scrivere un'opera essenzialmente seria; carattere, questo, che tanto più doveva essere presente alla fantasia e alla memoria del nostro autore, in quanto egli dalla Vita si attendeva non solo, come si diceva in principio, il plauso dei letterati, ma anche la vittoria morale sugli avversari, il riconoscimento del proprio umano ed artistico valore. E quando sono in gioco la dignità e la gloria d'un individuo, si sa che non è quello il momento adatto per scherzare. La Vita è, insomma, la grande epopea dell'eroe Benvenuto; ed i principali episodi della narrazione, quelli che massimamente contano nella valutazione estetica e danno il tono fondamentale all'opera intera (e precisamente la relegazione del Cellini, la stupefacente evasione, il dissidio con la Tampes e il trionfo del Perseo) sono sottesi, si può ben dire, in un arco epico ed assunti in un cielo semplice e grandioso di chanson de geste.

Bruno Maier

© 2009 - Luigi De Bellis