IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

CRITICA LETTERARIA

IL NOVECENTO

 

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CRITICA: IL NOVECENTO

CROCE SCRITTORE

 

 

Al Croce scrittore si volse ben presto l'attenzione dei critici italiani e stranieri: chi ricordi quel che intorno al carattere classico della sua scrittura scrisse già il Prezzolini nel suo fervido saggio del 1909: chi ricordi che il Serra confermava quel giudizio in uno scritto sul libro del Prezzolini, e doveva più tardi nelle Lettere asserire che i nostri lettori non s'erano quasi accorti che il Croce è quasi miglior letterato che critico:

«In quanto è un eccellente scrittore, classicamente misurato e composito, nutrito di reminiscenze e citazioni che sostituiscono in lui, come in tanti classici e classicisti, il pittoresco dell'immaginazione, ricco di pathos e di calore sincero, che riscalda e manda luce anche; certe pagine, come sul Vico, sono ammirabili; e momenti assai felici di urbanità, di evidenza, e anche di malizia si trovano da per tutto».

Alcuno, il Gunther, cercando il segreto dello stile di Croce, sotto la forma apparentemente rigida della sua prosa avvertì la corrente della vita creativa e poté riconoscere, dietro l'«impeccabilità» di quello stile, il meraviglioso, continuo travaglio intuitivo di uno spirito che si impone la più rigorosa disciplina e la misura della perfezione. «Come nel poeta Ariosto la gioia del mutevole ritmo delle cose e l'olimpica disposizione a contemplare il mondo quale uno spettacolo, trasfigura armonicamente le immagini della visione poetica, le colora di lieve ironia e dà al suo stile un'impronta serena, spontanea e quasi scherzosa, così nel Croce un certo epico piacere per la ricchezza del mondo spirituale e sensibile e per il molteplice intreccio e l'ordine delle idee presta al suo stile quella calma, quella misura dell'espressione, quell'equilibrio dell'intima tensione che sono le sue precipue caratteristiche .... Croce diventerebbe infedele a se medesimo ove si discostasse da quella misura in cui si esprime la sua intimità più profonda».

E Carlo Vossler definiva l'intonazione spirituale del Croce come serenità, nel duplice significato di serenitas e di alacritas: e accettava il paragone di quella serenità con la ironia di Socrate, nate l'una e l'altra da uno strano coraggio morale e dall'agile dialettica. E per cogliere lo stile del Croce, raccomandava accanto alle opere sistematiche le note di varietà e le postille e certe recensioni ove si rivela la più attuale, fresca, sdegnosa presenza del gran polemista.

Né v'è tra i nostri critici, dal Cecchi al Debenedetti, dal Pancrazi al Russo, chi non abbia dedicata la sua attenzione al Croce scrittore. E l'Emery poneva in risalto la ricchezza nascosta nella semplicità del Croce, la virtù allusiva di uno stile classicamente composto e senza ostentazione aristocratico sempre, anche quando è ironico o quando esercita il suo «arguto dileggio» o quando lancia «qualcuno dei suoi smisurati strali polemici». E ancora di recente il Cecchi coglieva «il luminoso vigore d'una prosa severa e senza cipiglio, autorevolissima senza mai enfasi, e per la quale il Croce si assicura non minor fama e importanza come scrittore e letterato, che come teorico e dialettico».
Così è. Croce ha il dono di adunare, senza aver bisogno di renderle esplicite, tutte le necessarie premesse speculative d'ogni suo pensiero, in parole dotte insieme e virginee, affatto immuni dal gergo professionale ed esterno delle scuole filosofiche. Per un processo di purificazione concettuale e verbale egli raggiunge una limpidezza espressiva, una cartesiana clarté, che è a dire un aureo virtuosismo ove il peso delle ragioni e delle voci è del tutto abolito e ne rimane soltanto la luce. E per tal modo si verifica in questi scritti con supremo equilibrio la teoria crociana della identità tra filosofia e storia, ove la filosofia è il metodo stesso del conoscere storico.
La memoria vastissima che egli ha dei fatti storici e delle loro analogie e dei loro ricorsi, la ricchezza stessa dell'aneddotica erudita, giovano al Croce per un continuo gioco di riferimenti, allusioni, paragoni, che hanno nel suo stile l'ufficio medesimo che presso i poeti hanno le immagini i di similitudine: e danno alla prosa del Croce, spesso i modi sorridenti, la levità e la trasparenza che presso i poeti è propria delle metafore: qui gli accostamenti di fatti storici o di aneddoti, nella concretezza e solidità del vero, han dunque l'ufficio aereo della fantasia.

Francesco Flora

© 2009 - Luigi De Bellis