CROCE SCRITTORE
Al
Croce scrittore si volse ben
presto l'attenzione dei critici
italiani e stranieri: chi
ricordi quel che intorno al
carattere classico della sua
scrittura scrisse già il
Prezzolini nel suo fervido
saggio del 1909: chi ricordi che
il Serra confermava quel
giudizio in uno scritto sul
libro del Prezzolini, e doveva
più tardi nelle Lettere asserire
che i nostri lettori non s'erano
quasi accorti che il Croce è
quasi miglior letterato che
critico:
«In quanto è un eccellente
scrittore, classicamente
misurato e composito, nutrito di
reminiscenze e citazioni che
sostituiscono in lui, come in
tanti classici e classicisti, il
pittoresco dell'immaginazione,
ricco di pathos e di calore
sincero, che riscalda e manda
luce anche; certe pagine, come
sul Vico, sono ammirabili; e
momenti assai felici di
urbanità, di evidenza, e anche
di malizia si trovano da per
tutto».
Alcuno, il Gunther, cercando il
segreto dello stile di Croce,
sotto la forma apparentemente
rigida della sua prosa avvertì
la corrente della vita creativa
e poté riconoscere, dietro
l'«impeccabilità» di quello
stile, il meraviglioso, continuo
travaglio intuitivo di uno
spirito che si impone la più
rigorosa disciplina e la misura
della perfezione. «Come nel
poeta Ariosto la gioia del
mutevole ritmo delle cose e
l'olimpica disposizione a
contemplare il mondo quale uno
spettacolo, trasfigura
armonicamente le immagini della
visione poetica, le colora di
lieve ironia e dà al suo stile
un'impronta serena, spontanea e
quasi scherzosa, così nel Croce
un certo epico piacere per la
ricchezza del mondo spirituale e
sensibile e per il molteplice
intreccio e l'ordine delle idee
presta al suo stile quella
calma, quella misura
dell'espressione,
quell'equilibrio dell'intima
tensione che sono le sue
precipue caratteristiche ....
Croce diventerebbe infedele a se
medesimo ove si discostasse da
quella misura in cui si esprime
la sua intimità più profonda».
E Carlo Vossler definiva
l'intonazione spirituale del
Croce come serenità, nel duplice
significato di serenitas e di
alacritas: e accettava il
paragone di quella serenità con
la ironia di Socrate, nate l'una
e l'altra da uno strano coraggio
morale e dall'agile dialettica.
E per cogliere lo stile del
Croce, raccomandava accanto alle
opere sistematiche le note di
varietà e le postille e certe
recensioni ove si rivela la più
attuale, fresca, sdegnosa
presenza del gran polemista.
Né v'è tra i nostri critici, dal
Cecchi al Debenedetti, dal
Pancrazi al Russo, chi non abbia
dedicata la sua attenzione al
Croce scrittore. E l'Emery
poneva in risalto la ricchezza
nascosta nella semplicità del
Croce, la virtù allusiva di uno
stile classicamente composto e
senza ostentazione aristocratico
sempre, anche quando è ironico o
quando esercita il suo «arguto
dileggio» o quando lancia
«qualcuno dei suoi smisurati
strali polemici». E ancora di
recente il Cecchi coglieva «il
luminoso vigore d'una prosa
severa e senza cipiglio,
autorevolissima senza mai
enfasi, e per la quale il Croce
si assicura non minor fama e
importanza come scrittore e
letterato, che come teorico e
dialettico».
Così è. Croce ha il dono di
adunare, senza aver bisogno di
renderle esplicite, tutte le
necessarie premesse speculative
d'ogni suo pensiero, in parole
dotte insieme e virginee,
affatto immuni dal gergo
professionale ed esterno delle
scuole filosofiche. Per un
processo di purificazione
concettuale e verbale egli
raggiunge una limpidezza
espressiva, una cartesiana
clarté, che è a dire un aureo
virtuosismo ove il peso delle
ragioni e delle voci è del tutto
abolito e ne rimane soltanto la
luce. E per tal modo si verifica
in questi scritti con supremo
equilibrio la teoria crociana
della identità tra filosofia e
storia, ove la filosofia è il
metodo stesso del conoscere
storico.
La memoria vastissima che egli
ha dei fatti storici e delle
loro analogie e dei loro
ricorsi, la ricchezza stessa
dell'aneddotica erudita, giovano
al Croce per un continuo gioco
di riferimenti, allusioni,
paragoni, che hanno nel suo
stile l'ufficio medesimo che
presso i poeti hanno le immagini
i di similitudine: e danno alla
prosa del Croce, spesso i modi
sorridenti, la levità e la
trasparenza che presso i poeti è
propria delle metafore: qui gli
accostamenti di fatti storici o
di aneddoti, nella concretezza e
solidità del vero, han dunque
l'ufficio aereo della fantasia.