ORIGINALITA'
DELL'ALFIERI
La prima
occhiata, qual che ella sia, che gittata venga sulle
tragedie di Alfieri, avverte che questo Scrittore si è
voluto aprire una nuova strada nell'arringo della laurea
tragica. La economia dei suoi piani drammatici, il carattere
de' suoi personaggi, il lor numero, il suo dialogo, lo stile
suo, tutto, fino al rigido laconismo con cui egli indica il
luogo dell'azione, fa a ogni meno accorto sentire, che il
suo scopo primario fu la originalità, che l'arte non ha già
fatto con lui un sol passo, ma che si è a perdita d'occhio
dilungata dal punto in cui la trovò.
Questo annunzia di buon'ora una tale altezza d'indole e di
genio, un così vivo disdegno per tutto che è d'altri, una
tale fiducia nelle proprie forze, che un autore in
qualsivoglia genere di componimento con una simile
fisionomia non può a meno di sorprendere e imporre. L'uomo
straordinario, che o per la forza del proprio carattere, o
per quella del proprio genio abbandona il già detto e il già
fatto, e fa e dice da sé, soggioga necessariamente la stima
universale, sia per l'ascendente che ha sull'animo degli
uomini la novità, sia per quello, più forte eziandio, che si
concilia il coraggio di così fatte intraprese.
La ragione, e la esperienza hanno altronde dimostrato, che
una originalità di soverchio affettata ha sempre nociuto
nelle arti imitative alla lor vera perfezione, e anche
allorché, senza questa affettazione di originalità la sola
forza propria del genio ha portato alcuno al sommo
dell'arte, senza che le ne sia derivato tal danno, questo
supremo punto di altezza è stato sempre circondato di
pericoli, per chi ha voluto seguirne le tracce. Avvi nelle
arti imitative un termine, che mentre fissa il vero bello, e
il vero sublime, è a un contatto immediato col deforme, e
col noioso. Guai a chi oltrepassa questo confine!
È necessario allora, che la critica regoli i passi dell'arte
imitativa; ch'essa accennando le bellezze, che possono senza
pericolo esser di modello, e di norma agli altri, additi
quelle che bisogna rispettare, come patrimonio esclusivo del
genio, e che non è lecito di, toccare sotto pena di
perdersi:
Ultima prova via est et eget
moderamine certo.
In questo aspetto il Programma dell'Accademia di Lucca che
invita i letterati italiani a determinare la indole delle
novità introdotte nella imitazione drammatica, è diretto a
rendere un importante servigio all'arte. Esso è il colpo
d'occhio di un genio, che ha misurato, con la rapidità che
gli è propria, tutto il tratto da Alfieri percorso, che ha
conosciuto la natura de' limiti che lo separano dal restante
de' tragici, ed ha indovinato come l'arte dovea librarsi in
questo spazio vastissimo.
Non basta aver riconosciuto un forte carattere di
originalità nei drammi di Alfieri: uopo è indagare la indole
propria di questa originalità, per indi desumere fino dalle
prime disposizioni dello spirito dell'Autore il carattere
dominante, ch'egli ha per così dire portato nel tirare le
grandi linee del suo lavoro. |