IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

Critica letteraria

IL DECADENTISMO ED ALTRO

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 CRITICA: IL DECADENTISMO ED ALTRO

MUSICALITA' E REALISMO DEL FOGAZZARO

Attraverso questo esame il mondo lirico del Fogazzaro ci si è chiarito come un mondo prevalentemente non di immagini, ma di emozioni; e a quel fascino che gli deriva e che tutti i suoi lettori hanno avvertito si è qui dato il nome di musicalità soprattutto per analogia con la musica, anch'essa suscitatrice non d'immagini ma di emozioni, e particolarmente col concetto romantico della musica quale evocatrice di ignoti arcani all'anima rapita. Occorre solo aggiungere che il mondo emotivo presentimentale è, della musicalità fogazzariana, la condizione necessaria ma non sufficiente, poiché esso, se lo consideriamo in astratto, si sarebbe potuto prestare a uno studio obiettivo, clinico, da verista, e il risultato sarebbe stato al tutto diverso. La musicalità è determinata dalla partecipazione calda, lirica dell'autore, dall'estrema violenza, dalla smisuranza e dalla vibratilità del suo sentimento, dall'emozione sincera da cui deriva alla parola l'appassionata mobilità dello spirito. E ciò si rivela nello stile e nel linguaggio che, se non sono ricchi di espedienti e di vocaboli,
pure offrono di volta in volta i mezzi necessari perché l'autore passi da un ritmo all'altro, ora febbrile, ora sereno, ora rapito, ora abbandonato e languido.

Emotività, partecipazione sentimentale dello scrittore e convenienti risorse stilistiche sono dunque i tre elementi di questa musicalità. Ma riconosciuto questo carattere, questa nota immanente dell'opera che esaminiamo, non bisogna dimenticare quell'inappagamento di natura decisamente estetica che essa a ora a ora ci lascia. La musicalità è più spesso una bramosa aspirazione, che un risultato concreto; essa tende visibilmente a stemperarsi in verbosa eloquenza, sostenendosi talora con espedienti poveri e troppo scoperti, quali le allitterazioni, le riprese, le assonanze, il ritmo prevalentemente endecasillabico di certe parti risolutive del periodo. Quella stessa improvvisa commozione, che tratti di essa
suscitano troppo violenta nel lettore poco cauto, svela senza possibilità di dubbio la sua natura passionale, umana, di esperienza immediata, e perciò artisticamente caduca, come si vedrà quando anche gli ultimi deboli legami, che ancora a costume di quell'epoca ci legano, saranno spezzati. E si pensa che così fatta musicalità, sebbene rimanga la nota fondamentale del Fogazzaro, sia però troppo inconsistente labile e vana per poter reggere, da sola, tutto il peso di un'intera opera narrativa; essa è in fondo come quella musica, di cui si parla nel Mistero del poeta: una musica che fa provare vera gioia e vera tristezza, ma senza soggetto, e quando tace, tacciono anche questi sentimenti vani ».

L'opera del Fogazzaro non riesce a esaurirsi nel circolo della musicalità. E ciò, non perché vi sussistono quegli elementi estrapoetici che, appunto per esser tali, nella valutazione della poesia si eliminano da sé; ma perché vi opera la presenza di un altro elemento artisticamente positivo...

Realismo e musicalità, che sono i due termini dialettici della sua fantasia, dividono i suoi romanzi in due zone ideali, e talora perfino materiali; giacché la musicalità vive di preferenza nel mondo in cui dominano sovrani i protagonisti, e il realismo si attua meglio nel mondo inferiore dal quale e sul quale quelli si staccano. Ma il realismo, che occupa gran parte dell'opera artistica del Fogazzaro, tende non di rado ad avere il sopravvento, e vi si abbarbica da ogni parte con una vegetazione tenace, ma anche talvolta invadente e non essenziale.
Il realismo è anzitutto la fonte vivace del comico, e come tale genera non pure il pittoresco uso del dialetto e di certi particolari impasti di lingua e di dialetto; ma situazioni esilaranti, rapide istantanee caricaturali, tutte le macchiette e i personaggi di secondo piano con il loro ambiente.
Anzi, il Fogazzaro non insisté tanto nel tentativo di dar vita artistica ad esseri umani, senza talvolta raggiungere qualche parziale, ma pur sempre apprezzabile risultato; ma vi riuscì per la via del realismo, non per quella della musicalità. In tutti i romanzi un rettore non disattento ricorda qualche figura felicemente ritratta, tra i personaggi di secondo piano, con i quali il Fogazzaro ebbe la mano più facile, trattandosi di tipi di una umanità piuttosto elementare; ricordiamo pure un momento il molto onorevole signor Andreas Gotthold Steinegge » e il suo colloquio con Dio («Signor mio, ascoltatemi un poco...»), che, sebbene sia incrinato da certa commovente convenzionalità, da attribuire anche in parte alla esperienza stilistica dello scrittore, ancora poco salda, rimane pur sempre uno spunto felice. Risultati migliori e più duraturi il Fogazzaro raggiunse nel Cortis, dove avendo volontariamente costretto il suo slancio musicale, diede per conseguenza maggiore libertà alla sua vena realistica...

Il realismo tende, infine, a invadere anche la zona superiore del romanzo. Un esempio fra mille. Lelia viaggia verso San Mamette, e il Fogazzaro trova modo di darci notizie piuttosto precise sulla rotta del battello e sulla durata del viaggio, ci dice che il battello è spinto dagli approdi a forza di braccia, ci dice anche che Lelia si sedette prima all'estrema poppa, che poi si alzò dal suo sedile della prima classe e andò a prora, ci informa che a Gandria cessò di piovere, e non ci manca neanche il bigliettaio. Tutto questo in una fra le più musicali pagine dell'opera.
Penetrato nella zona superiore, il realismo viene a trovarsi in un clima non suo, si manifesta allora come fastidioso spirito di osservazione, decade rapidamente e avvizzisce, ingombrando la pagina con una folla di particolari minuti, spesso oziosamente prosaici, quasi sempre molesti e pedanti.

Vastissimo è il panorama che il realismo fogazzariano offre a chi lo esamina in tutti i suoi aspetti, vastissimo, ma altrettanto superficiale.
Raramente, infatti, e solo per incidenza, entro certi limiti esso tenta qualche timido assaggio in profondità; esso preferisce piuttosto, quando non è inerte prosa, risolversi compiaciuto in esteriori tratti pittoreschi, in lievi e superflui fregi ornamentali. Appunto per questo suo carattere di superficialità, esso è inetto a sostenere da solo tutto il peso o lo sforzo maggiore di un'opera. Daniele Cortis, dove il realismo è così evidente e ha spunti così felici e colori così vivaci, deve il successo prevalentemente alla musicalità che si irradia dall'amorosa pena di Elena. Un romanzo fallito è Piccolo mondo moderno, dove la musicalità languisce, e il realismo esercita un dominio così invadente; ma d'altra parte
fallito ugualmente è il Mistero del poeta in cui il realismo opera solo ai margini dell'opera.

Musicalità e realismo sono i principi generatori della fantasia del Fogazzaro e gli elementi fondamentali della sua opera. Ma sempre che essi non abbiano la possibilità di un armonico gioco o almeno di un abile accostamento, sempre che essi si estranino troppo e tendano ad attuarsi isolatamente, l'opera è destinata a cadere...

Tutta l'opera artistica del Fogazzaro è intessuta della varia presenza e del vario atteggiarsi di questi due elementi, che ricorrono sapientemente all'ambito dei singoli capitoli; e perfino nell'economia generale di qualche romanzo, capitoli prevalentemente musicali si alternano a capitoli prevalentemente realistici, secondo un piano preordinato. Ma sempre in modo che l'uno sia in funzione dell'altra, che l'uno serva a proiettare
l'altra in una luce superiore, e sia in relazione ora di contrasto, ora di commento umoristico, ora di commossa partecipazione; sempre, cioè, che il realismo non tenda ad attuarsi isolato, a estraniarsi, ma partecipi in qualche modo con le sue modeste forze, all'onda musicale che lo signoreggia. Come quel pezzo del Don Giovanni suonato da Marina,
che Silla e Steinegge ascoltano rientrando al Palazzo « Quando giunsero in fondo al seno del Palazzo... saltò su nel silenzio il suono chiaro e dolce di un piano. Rischiarò la notte. Non si vedeva nulla, ma si sentivano le pareti del monte intorno alle note limpide, si sentiva, sotto, l'acqua sonora. In quel deserto l'effetto dello strumento era inesprimibile,
pieno di mistero e di immaginazioni mondane. Era forse un vecchio strumento stanco, e in città, di giorno, si sarebbe disprezzata la sua voce un poco fessa e lamentevole; pure quanto pensiero esprimeva li nella solitudine buia! Pareva una voce affaticata, assottigliata dall'anima troppo ardente. La melodia, tutta slanci e languori appassionati, era portata da un accompagnamento leggiero, carezzevole, con una punta di scherzo ».

Certamente, quando riesce a raggiungere questo « accordo », quando la melodia, « portata » da un accompagnamento scherzoso si diffonda nella tacita e buia solitudine del mistero, il Fogazzaro raggiunge i suoi effetti migliori. Ma non è cosa che accada molto di frequente. Purtroppo, nelle opere fin qui esaminate, musicalità e realismo rimangono quasi sempre giustapposti, accostati e concomitanti; e se giovano a un gioco estremamente abile di chiaroscuri, che conferisce loro varietà e ne alleggerisce il peso, non giungono mai a fondersi pienamente in una sintesi ulteriore. Ma questo stesso loro rincorrersi, cercarsi e sovrapporsi, raggiungendo via via vari accordi, dice almeno il loro aspirare a un'intima
unione, la quale, essendo questi romanzi nient'altro che la proiezione fantastica del conflitto psicologico e morale dell'autore, non poteva legittimamente ottenersi se non quando quel dramma si fosse placato e rasserenato in una luce calma e uguale
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Gaetano Trombatore

© 2009 - Luigi De Bellis