IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

Critica letteraria

SETTECENTO

 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 CRITICA DELLA LETTERATURA: IL SETTECENTO

L'UOMO PARINI

Parini è il primo poeta della nuova letteratura, che sia un uomo, cioè che abbia dentro di sé un contenuto vivace e appassionato, religioso, politico e morale. Educato all'antica, ma in un ambiente moderno, le nuove idee gli giungono attraverso Dante e Virgilio. Concepisce la libertà come Catone, concepisce la moralità come Fabrizio e Cincinnato, e ciò che concepisce, non è solo la sua idea, è la sua fede e la sua vita. Nei suoi contemporanei fiuti non difficilmente l'importazione: colori di accatto, entusiasmo rettorico, filantropia malaticcia, più spirito che giustezza, una ostentazione e una esagerazione dei sentimenti, un calore nervoso e malsano, come di chi sia in uno stato di tensione e vegga Annibale innanzi alle porte. Ciò fa contrasto con la calma e la serenità di Parini. Vivere in modo conforme alla sua fede non è per lui niente di glorioso o di eroico, è strettamente il suo dovere, e non saprebbe fare altrimenti. Perciò la sua virtù è pura di ogni ostentazione e di ogni esagerazione: non ci è posa, non mira all'effetto. Parimente non ha l'esagerazione degli sdegni, propria della virtù teatrale, eccessiva nelle lodi e nei biasimi. Ha la pudicizia della sincera virtù, una contentezza piuttosto che una vanità di se stesso, e degli altri tuia estimazione giusta, pura di ogni falso zelo. Ond'è che ti riesce insierne nobile e semplice. Com'è naturale nel suo sentire, così è giusto nel suo concepire, e proprio nel suo parlare. L'uomo educa l'artista. Scrive, quando ha alcuna cosa importante a dire. Scompaiono i soggetti d'uso e di convenzione, gli amori artefatti e le generalità astratte e i panegirici rettorici. Con l'antico contenuto va via l'antico formulario. Appare il nuovo contenuto, l'idea moderna uscita da una lunga elaborazione di secoli, e non nella sua generalità, e non nelle sue vesti d'accatto, ma così come è concepita e formata in uno spirito armonico. Base di questo contenuto è la libertà e l'uguaglianza civile, sviluppata in un ambiente puro e morale, naturalmente elevato. L'artista è d'accordo con l'uomo. La sua idea non è già una tesi che debba dimostrarsi, o un'aspirazione che si faccia via con la lotta, ma è come il sentimento di cosa a tutti nota e tranquilla nella sua espansione. Non ha energia o impazienza rivoluzionaria; anzi ha l'intima persuasione che con la forza sola della ragione e della giustizia le condizioni dell'uomo possano divenire migliori. Perciò la sua esposizione è animata, ma tranquilla, e ha più la gravità dell'ode che i furori dell'inno. Lo diresti un romano in toga, che non predica la virtù, ma bandisce la legge, sicuro che sarà da ciascuno riconosciuta giusta e ubbidita. Il suo motto fu: "Viva la repubblica! e morte a nessuno!" L'interna eguaglianza delle sue facoltà era nella vita moderazione, e nello scrivere tranquillità. La sua parola è nobile, piena di senso, di rado concitata, sempre giusta, come di uomo che ha troppe più cose nel suo pensiero che nella sua espressione, e sa contenere e regolare la sua natura. Questa compiuta possessione di se stesso, la più alta qualità dell'artista, fa di Parini un modello assai vicino a Goethe. La sua tranquillità non è idilliaca, ozio interno, ma è armonia e misura nella forza, che lo tiene al di sopra dei suoi fantasmi e dei suoi sentimenti. I poeti sogliono simulare l'estro, un certo impeto disordinato, una facilità trascurata, che riveli spontaneità di ispirazione. Qui senti al contrario il travaglio interno, l'arte di un domatore di belve, che costringe nei suoi limiti la materia tumultuosa, e non senza fatica. È in lui, se posso dir così, un sopralavoro, il lavoro dell'uomo aggiunto al lavoro della natura, che lo condensa e ne esprime il succo. Senti il freno, il castigato e il regolato della mente. Questo che è naturale superiorità dello spirito diviene in lui lo stesso concetto dell'arte. La parola, come parola non è nulla, è vacuo suono: non è letteratura, è musica. E nella musica aveva trovato la sua tomba la vecchia letteratura. Ciò che dà un valore alla parola, è il suo contenuto. Parini non concepisce l'arte se non insieme con la patria, la libertà, l'umanità, l'amore, la famiglia, l'amicizia, la natura, tutto un mondo religioso e morale. In questa armonia universale dove l'uomo, patriota, amico, amante, artista, poeta, letterato s'internano e s'immedesimano, è il verbo della nuova letteratura. L'Italia da gran tempo aveva artisti, non aveva poeti. Qui comincia a spuntare il poeta, perché dietro all'artista c'è l'uomo. La sua Musa non è Apollo, è tutto l'Olimpo. E sente la Musa.
 
  Colui cui diede il ciel placido senso
E puri affetti e semplice costume;
Che di sé pago e dell'avito censo
Più non presume;
Che spesso al faticoso ozio de' grandi
E all'urbano clamor s'invola, e vive
Ove spande natura influssi blandi
O in colli o in rive;
E in stuol d'amici numerato e casto,
tra parco e delicato al desco asside,
E la splendida turba e il vano fasto
Lieto deride,
Che a' buoni ovunque sia, cerca favore,
E cerca il vero, e il bello ama innocente;
E passa l'età sua tranquilla, il core
Sano e la mente.
 

Ritratto di poeta, dove è facile scorgere lo stesso Parini. Quel «placido senso», quell'«età tranquilla, sano il core e la mente», «quel disdegno dell'ozio de' grandi» e dell'«urbano clamore», quel «pago di sé», quegl'«influssi blandi o in colli o in rive», sono tutto Parini.

Francesco De Sanctis

© 2009 - Luigi De Bellis