Poetica e temi
del Parini dalle "Odi" al Giorno
Il Parini è
il poeta della medietas settecentesca, della illuministica
armonia fra natura e ragione, sensibilità e lucido controllo
intellettuale: le figure umane del suo mondo e il carattere
squisitamente letterario si illuminano e si giustificano
nell'ambito della cultura e del gusto del secolo
dell'illuminismo e del sensismo. Uno sfondo comune di ideali
e di forme sta dietro sia alle Odi sia al Giorno; nel poema,
però, la poetica del sensismo si fa più evidente nella
ricreazione efficace degli oggetti colti nella loro precisa
struttura, al di qua di ogni trasfigurazione fantastica,
nell'accumularsi limpidissimo di una folla di immagini,
nella stessa costruzione generale dell'opera che comunica un
senso di esauriente esposizione, di distesa descrizione di
cose e di teorie.
Natura-ragione, sensibilità ragionevole son sempre i termini
veri del problema pariniano, le ragioni limitate e profonde
prima della tempesta romantica, dopo la superficiale letizia
arcadica; il segreto della sua «verità» viva in ogni forma
della sua poetica, nel suo tono medio che è il trionfo
poetico della tipica medietas settecentesca, del vigore sano
e lucido di un'epoca che nella sua potente curiosità, nel
suo umanesimo indagatore e rivoluzionario, si controllava
sempre nel buon senso, nella convergenza di tutti gli
interessi non in alta solitudine, ma in una armonia di
sensibilità e di ragione in termini di concreta civiltà, con
limiti da un lato moralistici, dall'altro inevitabilmente
edonistici.
Il Parini fu il poeta (l'espressione cioè, non solo il
decoratore) di questa civiltà umana, di un umanitarismo che
importava proprio una figura poetica non estrema, non
passionale ma equilibrata e precisa: donde i limiti e
l'accusa desanctisiana di «artista» vanificabile
storicamente nel controllo della poetica, ma inconsciamente
vera per il clima poetico generale in cui quella poetica
personale si inseriva traendone il massimo in linee già
inizialmente, nativamente poco slanciàte e libere. E come il
mondo romantico ama quale suo tipo umano l'eroe d'eccezione,
la belle dame sans merci, la personalità viva del proprio
impeto inqualificato fino ai limiti della decadenza
romantica, e l'ideale illuministico è il cittadino, l'uomo
medio, la misura di un'umanità generosamente orizzontale;
così il figurino del poeta romantico è quello di un cuore
nel suo sfrenato e dolente pulsare, mentre quello del poeta
settecentesco è una ordinata sensibilità in un programmatico
acquisto di maggiore ordine e di maggiore naturalezza che
sottendono non esteriormente didascalismo efficace,
precisione elegante, perfetta.
Tutte le Odi sono esemplificazioni di quanto abbiamo detto,
sia quelle galanti, legate più al fascino edonistico delle
sensazioni emananti da un mondo condannato nella sua
disumanità, ma non negato nella sua perfezione estetica e
nel. suo fondo di civiltà misurata ed estensibile con una
aggiunta di maggior sanità naturale, sia quelle più
crudamente illuministiche che non si risolvono mai in puro
discorso lontano da misure poetiche altrove affermate. Nel
Bisogno, ad esempio (pubblicato un anno dopo l'uscita del
libro del Beccaria: indice di questa perfetta consonanza di
un ambiente attivo e coerente, di una poetica pienamente
«contemporanea»), tuta la costruzione si svolge nei termini
di una intenzione creatrice nata sulla sintesi letteraria
illuministica.
L'argomento, il protagonista (gli eroi del Parini sono il
magistrato giusto, il medico, la fanciulla studiosa) vengono
stretti in una poesia senza grandezza, che mira a
sottolineare i nodi di un sensibilizzato ragionamento (la
legge, emanazione della Ragione è infallibile, ma i giudici
devono tener conto che i rei sono stati sollecitati dal
bisogno che non permette loro di vivere nella vera
condizione umana, nella pura luce della Ragione) con un
breve ritmo di canto, con un'aggettivazione sempre
perspicua, con una costruzione mai involuta e d'altronde con
la concisione e la elettezza del linguaggio classico.
Semplicità che degenera spesso in facilità insipida, ma che
centralmente coincide con il tono di idealità diffuse, di
verità del tempo, con un tono socievole che il Parini sa
mantenere anche nei momenti di maggiore sdegno o di maggiore
eleganza lirica, e che aderisce all'intenzione antiromantica
di scarsa preminenza personale, di poeta come voce di
civiltà.
La cura sensistica di questa poetica è certo più precisata
nel Giorno e il «bianco cumulo di neve alpina» è meno
decisivo della continua volontà del Giorno di ricreazione
sensibile ed efficace sulla sensibilità del lettore di
quelli che il Parini chiamava «oggetti dell'arte»: le cose
nella loro evidenza strutturale, non nella loro simbolicità,
nella loro impressione di macchia, di colore, di pretesto
fantastico. Si pensi subito ai «pruriginosi cibi» al
«domabile» midollo del cervello e in contrario ai termini
del romanticismo sia pure neoclassico, agli «occhi ridenti e
fuggitivi» di Silvia, alle «urne confortate di pianto» del
Foscolo. In questo un'estrema eleganza che nasce dal suo
mondo di tensione alle «vergini muse», all'assoluta
perfezione viva di magnanimità, nel Leopardi un fugace
trascorrere di immagine in cui l'evidenza poetica è proprio
nella sua. mobilità sentimentale, nella sua perfezione non
marmorea. Il classicismo invece delle espressioni pariniane
nasce da un'esigenza di pregnante definizione e ricreazione
di un oggetto nella sua dimensione sensoriale.
In questa direzione è pacifica l'abilità affascinante del
Parini nella ricreazione degli oggetti nelle loro relazioni
e strutture: alto giuoco stilistico e pericolosa gara fra
poeta e immagine della realtà. Par quasi di attendere ogni
tanto una caduta, una incrinatura, una piega: invece ogni
immagine ci si presenta perspicua ed elegante, piena di
fascino sensoriale; ogni ostacolo espressivo è
brillantemente superato, ogni moto di pensiero è tradotto
nella sua sensibile funzione (e pur sempre avvertito nella
sua possibile schematicità razionalistica), ogni azione è
resa in tutta la sua snella complessità. Se questo e non
invece un'alta trasformazione fantastica fosse lo scopo
ultimo della poesia, il Parini sarebbe inarrivabile,
esemplare per ogni poeta.
Ma il Giorno è il trionfo della poetica
sensistico-illuministica non solo per la sua forma di
cattura dell'immagine degli oggetti in giri, in ritmi che ne
evidenziano la complessa realtà (si noti il raffinatissimo
seppur stucchevole disegno metrico, il rilievo offerto
all'evidenza delle entità descritte, dai frequenti
enjambements, dalle cesure, dai troncamenti improvvisi a
sottolineare, a colorire, a indicare) e la mettono in
relazione con un ritmo vitale indagatore e sereno, ma come
un po' angusto nella sua troppo precisa umanità (che altrove
riesce a più spaziosa se pur non altissima sanità), e per i
particolari con cui questa poetica si realizza senza
sbavature e filamenti; ma è il trionfo di quella poetica
proprio anche per la sua generale costruzione. La stessa
continuità di poema che vuole esaurire il suo tema
perfettamente, a costo di stancare (e qui occorre ribattere
che il notato difetto nasce non solo contenutisticamente
dalla presenza uniforme del manichino «giovin signore», ma
dalla volontà di completa illustrazione e dalla stessa
succulenta efficacia della sensistica e classicistica
evidenza), secondo uno schema preordinato dalla ragione,
corrisponde alla generale tendenza illuministica di
esauriente esposizione, di germinazione della poesia su di
una distesa descrizione di cose e di teorie. |