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 Autore Luigi De Bellis   
     

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DANTE ALIGHIERI

DONNA PIETOSA E DI NOVELLA ETATE

Canzone, la più bella della Vita Nuova, dove se ne rivive, con più attento sguardo ai movimenti psicologici che lo informano, il motivo poetico fondamentale: l'ascoso timore di perdere la creatura amata, la cui bellezza spirituale dà luce all'intelligenza e gioia al cuore. La canzone si contiene nel quadro di una narrazione a tocchi labili e sfumati, liricamente animata dal fervore di una commozione intima e profonda, che crea con rapidi trapassi le proprie visioni drammatiche e angosciose. Gravemente infermo, Dante invoca la morte piangendo. La giovane donna che l'assiste amorosamente scoppia in singulti. Altre donne accorrono, allontanano la piangente, s'appressano al letto di Dante, lo richiamano in sé e lo rincorano, credendolo in delirio. Dal pensiero che l'angosciava Dante si stacca, pronunziando il nome di Beatrice: ma con voce così rotta dal pianto che poté udirlo soltanto il suo cuore. Benché gli si dipinga in volto la vergogna, egli si rivolge amabilmente alle donne che gli sono attorno e che in quel suo pallore temono la morte. Con dolcezza lo confortano e gli domandano di che ha avuto paura nel delirio. Così Dante fissa e artisticamente rappresenta l'atmosfera trepidante di generosa bontà, entro la quale egli si riprende e si racconta. Mentre pensava alla sua fragile vita e al suo rapido trapassare, egli sentì come propria la vita della sua donna, destinata pur lei a perire. E si vide perduto. E chiuse gli occhi delirando. Alla sua fantasia apparvero visi di donne addolorate, che gli dicevano: "tu morirai". E nel suo vano immaginare si ritrovò in un luogo dove altre donne, scapigliate e affrante, alzavano grida: il sole si velava, apparivano le stelle ed era un pianto del cielo: precipitavano gli uccelli dall'alto: la terra tremava; e uno gli dava l'annunzio fatale: "Morta è la donna tua, ch'era sì bella". Alzando gli occhi in lagrime, egli corse allora un candore di angeli volanti, che cantavano "osanna" dietro una nuvoletta e risalivano su nel cielo. Sospinto dall'amore si portò quindi a vedere la salma della sua donna, collocata sulla bara, mentre la ricoprivano di un velo. In umile e rassegnato atteggiamento ella sembrava dire: "io sono in pace". E allora, nel suo dolore Dante s'era sentito cristianamente buono ("umile"). Vista nella sua donna, la cui anima in istato di grazia era salita al cielo, la morte gli parve dolce e la riconobbe pietosa; e la invocò di tutto cuore. Anche per sé prego la grazia della buona morte. Poi se nera allontanato e, guardando il cielo, riconobbe beati coloro che vedevano l'anima bella della sua donna. In quel momento l'avevano riscosso le donne e richiamato in sé con affettuosa gentilezza. Nella sua trama narrativa la canzone è un sottile ricamo di sentimenti delicati, che sorgono dal profondo: vita di un'anima, che intimamente trepida vigilando e che si coglie stilisticamente nella parola fragile e appassionata, sempre suggestiva nella sua lirica indeterminatezza. Nella commossa invocazione alla grazia della buona morte, il motivo poetico della morte di Beatrice, come la morte temuta e deprecata, si fa motivo di esaltazione della donna amata, di là dalla morte, nel regno della gloria.

Mario Casella

© 2009 - Luigi De Bellis