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IL DECADENTISMO
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GABRIELE D'ANNUNZIO
I) Nasce a Pescara nel 1863 da
famiglia borghese di possidenti.
Compie gli studi liceali presso
un collegio di Prato. Appena
sedicenne pubblica il primo
volumetto di poesie, Primo vere,
che, pur essendo influenzato
dalle Odi barbare del Carducci,
ottiene notevole successo.
II) Nell'82 si trasferisce a
Roma per gli studi universitari,
ma, pur essendosi iscritto alla
facoltà di Lettere, non riuscirà
mai a conseguire la laurea. In
quegli anni preferisce
frequentare gli ambienti
letterari, giornalistici e
mondani della capitale,
iniziando subito una notevole
attività di giornalista e
scrittore (collabora a
importanti riviste culturali).
Persino il Carducci lo apprezza
e lo incoraggia. Praticamente
egli diventa lo scrittore
preferito dell'alta società
romana.
III) Sino al 1910 la sua vita fu
caratterizzata da un intenso
lavoro letterario e da
esperienze stravaganti con le
quali sapeva attirare
l'attenzione su di sé. Dagli
amori d'occasione (in
particolare quello con Eleonora
Duse, la più celebre attrice
dell'epoca), nonostante si fosse
sposato nell'83, ai duelli con
la sciabola, dalle frenetiche
corse equestri alla passione per
i primi voli aeronautici, dal
gusto di arredare celebri ville
al disprezzo verso i suoi
creditori, dai soggiorni
prolungati in un ex-convento
degli Abruzzi per scrivere i
suoi romanzi, al servizio
militare che volle prestare
presso il Reggimento dei
Lancieri di Novara, dalle
crociere in Grecia all'elezione
a deputato parlamentare di
estrema destra (con un suo
programma autoritario e
nazionalistico, vicino alle
posizioni del Crispi), fino al
teatrale passaggio all'estrema
sinistra, a motivo del disprezzo
che nutriva per la classe
dirigente italiana. I socialisti
però non lo presero mai sul
serio. Da allora comunque non
venne più rieletto.
IV) Nel 1910 l'impossibilità di
far fronte agli ingenti debiti
accumulati con la sua vita
lussuosa e dispendiosa, lo
obbliga a emigrare in Francia, a
Parigi, dove fu accolto con un
entusiasmo mai concesso prima ad
un autore italiano. La sua fama
di poeta, infatti, si era estesa
anche fuori d'Italia. A Parigi
lo raggiunge una delegazione di
studenti di Bologna per indurlo
ad accettare la cattedra di
letteratura italiana che il
Pascoli aveva lasciato vacante,
ma rifiutò l'invito.
V) Allo scoppio della prima
Guerra mondiale (1915), torna in
Italia, coll'intenzione di
scendere in campo contro gli
Imperi centrali (Austria e
Germania). Pronuncia un famoso
discorso interventista presso la
scogliera di Quarto, già punto
di partenza dell'impresa
garibaldina, e si arruola come
volontario nell'esercito
italiano, compiendo audaci e
clamorose imprese belliche, per
cielo per terra e per mare, che
gli valsero il grado di
colonnello, 5 medaglie d'argento
e una d'oro. Subì numerose
ferite, la più grave delle quali
fu la perdita di un occhio.
VI) Finita la guerra si oppone
al trattato di pace di
Versailles che non aveva
permesso all'Italia di occupare
Fiume. Con alcune centinaia di
"legionari" s'impadronisce della
città, instaurandovi un governo
personale, che dura sino al
Natale del 1920, allorché il
governo di Roma, timoroso di
complicazioni internazionali,
pose fine all'impresa con
l'invio di truppe.
VII) D'Annunzio si ritira a
Gardone, sul lago di Garda, in
una villa ove allestisce un
museo della sua vita artistica e
militare. Appoggia con
entusiasmo l'ascesa del fascismo
al potere. Nel 1924, in
occasione della celebrazione
dell'annessione di Fiume
all'Italia, ottiene
riconoscimenti onorifici dal Re
e dal Governo, il quale decreta
l'edizione nazionale di tutte le
sue opere. Tuttavia, i suoi
ultimi anni, sino alla morte
avvenuta nel 1938, li passerà
pressoché in solitudine.
Ideologia e poetica
VIII) D'Annunzio fu lo scrittore
che tra la fine dell'Ottocento e
l'inizio del Novecento ebbe la
risonanza più vasta di pubblico
e influì in modo determinante
sulla letteratura e sul costume
del tempo. Egli è passato
attraverso le seguenti fasi:
a) Fase edonistica e sensuale
(vedi ad es. il romanzo Il
piacere). I protagonisti dei
suoi romanzi sono esteti
raffinati, moralmente
indifferenti ai drammi della
vita, individualisti,
interessati al piacere sensuale:
sul piano intellettuale vi è la
ricerca delle frasi ad effetto,
che colpiscono l'immaginazione.
b) Fase superomistica (scopre la
filosofia di Nietzsche e
anticipa quella del fascismo
italiano. Vedi ad es. i romanzi
Il trionfo della morte, Le
vergini delle rocce, Il fuoco).
Rifiuta esplicitamente l'etica
cristiana fondata sulla carità e
sulla fratellanza, afferma la
volontà di potenza, che si deve
incarnare in momenti
eccezionali, in un'aristocrazia
(di sangue e di stirpe) che
guidi i destini dell'umanità: di
qui la valorizzazione della
civiltà greco-romana e del
Rinascimento; di qui l'idea di
una missione di potenza e
grandezza della nazione italiana
da realizzarsi con le imprese
militari e colonialistiche. In
questa fase il poeta sente di
rappresentare gli interessi
della media borghesia italiana,
i suoi sogni proibiti: la forza
fisica, le straordinarie
capacità erotiche, il coraggio
indomito, l'eleganza raffinata
(nei modi e nel vestire),
l'eloquenza nel parlare,
l'avventura impossibile, il
vivere rischioso, il lusso
sfarzoso, l'esaltazione della
patria che dev'essere forte e
potente, la difesa dell'ordine
costituito contro il ribellismo
sociale. [Non dimentichiamo che
l'Italia aveva raggiunto da poco
l'unificazione nazionale e che
per potersi sviluppare in modo
capitalistico aveva bisogno di
terre da conquistare e di
imporsi a livello europeo,
facendosi spazio tra le due
grandi potenze: Inghilterra e
Francia.]
c) Fase del riflusso: inizia
poco prima della guerra mondiale
(a partire dalla Contemplazione
della morte, che è del 1912). Il
poeta, profondamente deluso, si
ripiega su se stesso, provando
un senso di nausea e di
stanchezza per il suo frenetico
attivismo degli anni precedenti.
Si rifugia nelle memorie
dell'infanzia, si sente
sconfitto. A tale situazione
reagirà con l'impegno militare
durante la guerra, ma la sua
produzione letteraria era già
finita.
IX) Notevole dunque la varietà
degli atteggiamenti. Anche a
livello letterario egli assimila
le tendenze più diverse. In
prosa, all'inizio, sperimenta la
poetica dei naturalisti francesi
(Zola) e dei veristi italiani
(Verga), svuotandoli però del
loro contenuto ideologico e
sociale. Ciò che gli preme è la
tecnica descrittiva: obiettiva,
minuziosa, impassibile.
Tuttavia, il D'Annunzio è ben
lontano dall'obiettività degli
autori francesi e dal pessimismo
tragico del Verga. La sua
insistenza è piuttosto sui temi
dell'orrido, del primitivo, del
vizio: l'umanità che viene
rappresentata è semibarbara,
violenta, radicata nelle proprie
superstizioni. Il D'Annunzio
vuole esprimere sensazioni forti
ma meramente fisiologiche (vedi
ad es. Novelle della Pescara).
X) Poi passa ai moduli
stilistici carducciani, in
poesia, anche se la sensuale
rappresentazione della figura
femminile e dell'amore sono temi
estranei al Carducci. Poi si
lascia influenzare dal romanzo
russo di Tolstoi e Dostojevskij,
pensando di dover trattare temi
più impegnativi, come ad es.
quello del rimorso per un
delitto commesso (vedi i romanzi
Giovanni Episcopo e
L'innocente). E poi ancora ha
accolto le forme tradizionali
del "dolce stilnovo", e così
via. Come si può notare,
notevole è la superficialità dei
temi trattati e dei contenuti
poetici. Anche nello stile,
troppo estetizzante, retorico,
erudito, artificiale, con molta
difficoltà si possono cogliere
situazioni o drammi realistici.
La parola viene ricercata più
per il suono che per il suo
significato.
XI) In sintesi: l'influenza
letteraria del D'Annunzio sulle
nuove generazioni s'è fatta
sentire quando egli ha abbinato
al suo iniziale estetismo (fase
"a") il culto del superuomo e
l'esaltazione nazionalistica
(fase "b"). I temi maggiormente
accettati e condivisi
dall'opinione pubblica della
media borghesia sono stati: una
concezione aristocratica della
vita nutrita di volontà di
dominio, di amore per la
violenza, noncuranza del
pericolo, capacità di aderire al
mondo con tutti i propri sensi,
il culto della bellezza (che per
lui è una linea discriminante
degli eletti dalla "plebe"),
rifiuto dell'Italia ufficiale
(del suo regime parlamentare,
dei suoi compromessi, della sua
debolezza nei confronti delle
masse popolari e del movimento
socialista, che erano
insofferenti alle contraddizioni
della società borghese).
XII) Va inoltre ricordato che in
Italia, per alcuni decenni,
tutta la nostra letteratura o
nascerà in polemica con lui (i
crepuscolari, Svevo, Pirandello)
o assorbirà da lui (i
futuristi). Egli ha offerto al
nazionalismo e al fascismo molti
miti. E' stato maestro di quell'arte
oratoria che sarà poi dei
fascisti e di Mussolini. Ha
divulgato uno stile snobistico
di vita che ha attecchito anche
nella piccola borghesia. Ha
influenzato notevolmente il
nascente cinema italiano.
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