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ALESSANDRO MANZONI
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CENNI BIOGRAFICI
Alessandro
Manzoni nacque a Milano nel 1785
da Pietro e da Giulia Beccaria,
figlia del famoso Cesare, autore
dell'opuscolo “Dei delitti e
delle pene”. Di nobile e
benestante famiglia, fu educato
nei collegi di Merate e di
Lugano e poi nel convitto
“Longone” di Milano.
L’educazione impartitagli fu
rigidamente cattolica e gli
studi orientati principalmente
in campo umanistico. Il giovane
fu piuttosto insofferente verso
il tipo di educazione religiosa
ma abbastanza soddisfatto
dell’istruzione
classicheggiante, che lo indusse
ad amare in modo particolare il
Parini ed il Monti, che
considerò i suoi primi maestri
d’arte. Nel 1800 lasciò la
scuola e tornò in casa del
padre, che nel frattempo si era
separato dalla moglie, la quale
era andata a convivere a Parigi
col ricco conte Carlo Imbonati
(lo stesso al quale, giovinetto
reduce da una malattia, il
Parini aveva dedicato l’ode
“Torna a fiorir la rosa”).
Tornato nella casa paterna,
Alessandro cominciò a condurre
vita dispendiosa e mondana,
frequentando teatri, case da
gioco, donne di facili costumi.
Si invaghì anche perdutamente di
una certa Luisina, genovese, ed
il padre ritenne opportuno
allontanarlo da Milano ed
inviarlo a studiare a Venezia,
dove però incappò in un’altra
passione amorosa che lo impegnò
non poco. In questo periodo,
tuttavia, non trascurò gli studi
personali orientati ora
decisamente verso le letture
illuministiche, che lo
allontanarono dalla fede
cattolica e gli favorirono
l’inserimento nella vita
intellettuale milanese,
particolarmente sensibile, dopo
Marengo (giugno 1800), alle idee
rivoluzionarie e anticlericali
(si ricordi che erano ritornati
in città il Monti ed il
Foscolo).
Nel 1805, morto a Parigi Carlo
Imbonati lasciando erede
universale dei suoi cospicui
beni Giulia Beccaria, questa
venne in Italia per far
seppellire il conte nella sua
villa di Brusuglio, presso
Milano, e ripartì poi per Parigi
conducendo con sé Alessandro. A
Parigi il Manzoni ebbe
l’opportunità di frequentare i
migliori salotti intellettuali e
di approfondire la propria
cultura di stampo illuministico.
Strinse anche rapporti di
profonda amicizia con lo storico
Claudio Fauriel, che gli fu
prodigo di consigli e di
incitamenti.
In questo periodo gli
avvenimenti più salienti,
destinati ad avere un’influenza
notevole su tutta la vita del
Manzoni, furono il suo
matrimonio con la sedicenne
Enrichetta Blondel, figlia di un
ricco banchiere ginevrino, che
sposò a Milano nel 1808 col rito
protestante (Enrichetta era
calvinista), e la sua
conversione al cattolicesimo,
che si può assegnare al 1810,
anno in cui celebrò nuovamente
le nozze col rito cattolico in
quanto anche Enrichetta era
passata al cattolicesimo. Dopo
il matrimonio (da cui nacquero
ben nove figli) e la
conversione, si ebbe la stagione
più fortunata per la creatività
artistica, che durò
sostanzialmente poco più di un
decennio, ma che fu sufficiente
a far guadagnare al Manzoni uno
dei primissimi posti nel
panorama letterario
dell’Ottocento italiano ed
europeo. Dopo il 1823 la vita
del Nostro fu funestata da una
lunga catena di disgrazie
familiari che spensero in gran
parte il calore del sentimento,
ma non la lucidità della mente,
che fu rivolta a studi
prevalentemente dottrinali: il
Manzoni vide morire, uno dopo
l’altro, ben sei figli, la
moglie Enrichetta, la madre e la
seconda moglie, Teresa Borri
(già vedova del conte Stefano
Stampa). Dal 1823 in poi il
Manzoni visse piuttosto
appartato, evitando di
partecipare in prima persona ad
attività pubbliche sia
intellettuali che politiche e
civili, anche se non si astenne
dal far conoscere con fermezza e
chiarezza i propri punti di
vista. Nel 1860 fu nominato dal
re Vittorio Emanuele Il senatore
del Regno d’Italia e quattro
anni dopo partecipò a Torino a
quella storica seduta
parlamentare in cui fu votato
il trasferimento della capitale
da Torino a Firenze, primo passo
verso Roma.
Visse gli ultimi anni della sua
lunga vita onorato da tutti gli
italiani e visitato da Cavour,
Garibaldi, Mazzini, Verdi.
Quest’ultimo compose per la sua
morte, avvenuta nel 1873, la
famosa “Messa di requiem”.
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