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ALESSANDRO MANZONI
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OPERE DOTTRINALI E STORICHE
Abbiamo già riferito sugli
scritti relativi alla poetica ed
alla questione della lingua,
come pure sulle notizie storiche
che precedono le due tragedie e
sul “Discorso
sopra alcuni punti della storia
longobardica in Italia”.
Ora ci dobbiamo brevemente
soffermare su alcuni saggi di
non scarso rilievo, e
precisamente sulle “Osservazioni
sulla morale cattolica”,
sul “Saggio
comparativo su la rivoluzione
francese del 1789 e la
rivoluzione italiana del 1859”
e sulla “Storia
della colonna infame”.
Le “Osservazioni
sulla morale cattolica”
nascono dalla volontà di
confutare le tesi dello storico
ginevrino Sismondo de' Sismondi,
il quale, nella “Storia delle
repubbliche italiane nel Medio
Evo”, aveva attribuito al
cattolicesimo la colpa della
crisi politica e morale del
nostro Paese. Lo storico
rilevava che mentre in un primo
momento i papi cattolici avevano
fatto causa comune con i popoli
contro i soprusi delle autorità
politiche, dopo la Riforma si
erano invece alleati con i
sovrani assoluti contro i
sudditi, conculcandone le
coscienze e favorendo così
l’insorgere delle superstizioni
popolari e la tendenza degli
Italiani a praticare solo
esteriormente la loro religione.
Il Manzoni sentì urgente il
bisogno di rispondere al
Sismondi, ma, sorvolando sulle
questioni di natura politica,
affrontò il problema morale del
cattolicesimo. Egli asserì
anzitutto che la fonte della
morale cattolica è
esclusivamente il Vangelo, il
quale contiene risposte a tutte
le domande dell’uomo: “Quando il
mondo ha riconosciuto un'idea
vera e magnanima, lungi dal
contrastargliela, bisogna
rivendicarla al Vangelo,
mostrare che essa vi si trova,
ricordargli che se avesse
ascoltato il Vangelo, l'avrebbe
riconosciuta dal giorno in cui
esso fu promulgato”; e poi
rivendicò la funzione positiva
del magistero della Chiesa
cattolica che insegna ai fedeli
come attingere direttamente dal
Vangelo le verità più sublimi
soprattutto d’ordine morale: “La
Chiesa co' suoi primi
insegnamenti può innalzare il
semplice, il quale ignora
perfino che ci sia una filosofia
morale, al più alto punto, non
di questa filosofia, ma della
morale medesima; a quel punto in
cui si trova un Bossuet dopo
aver percorso un vasto ciclo di
meditazioni sublimi”.
In quest’opera, la cui prima
parte fu composta tra il 1818 ed
il 1819, rielaborata tra il 1850
ed il 1854 e pubblicata nel
1855, e la seconda parte scritta
successivamente e pubblicata
postuma, il Manzoni mostra di
essere un polemista geniale,
sempre pronto a cogliere
l’errore o la contraddizione
dell’avversario, sempre preciso
e puntuale, attento a non farsi
cogliere a sua volta in errore.
Il “Saggio comparativo sulla
rivoluzione francese del 1789 e
la rivoluzione italiana del
1859” tende a dimostrare che
mentre la rivoluzione italiana
fu giusta e legittima nei fini e
nei mezzi, quella francese non
lo fu e perciò determinò
“l’oppressione del paese sotto
il nome di libertà e la somma
difficoltà di sostituire al
Governo distrutto un altro
Governo che avesse le condizioni
della durata”.
Nella “Storia della colonna
infame” il Manzoni rievoca il
processo che fu celebrato a
Milano nel 1630 contro presunti
propagatori della peste ed
esprime un severo giudizio
contro quei giudici che, per
mettere a tacere la folla
inferocita che pretendeva ad
ogni costo dei colpevoli, ne
inventarono alcuni,
condannandoli spietatamente a
morte dopo atroci supplizi ed
ordinando che la casa di uno di
quegli sventurati venisse
distrutta e in suo luogo venisse
eretta una colonna, detta
“infame”, a perpetua memoria di
come si puniscono gli
attentatori della salute
pubblica. L’opera fu scritta tra
il 1829 ed il 1842 e pubblicata
con la seconda edizione del
romanzo.
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