IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

ARGOMENTI

La poesia patriottica
La poesia satirica
La narrativa
Opere storiche e politiche
Il secondo Romanticismo
La scapigliatura milanese
 
 
 
AGGIORNAMENTI
 

HOME PAGE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LA LETTERATURA MINORE

TOMMASEO: ASPETTI CRITICI


Il Tommaseo è una delle figure più complesse e interessanti, e anche più difficili da definire, della letteratura italiana dell'Ottocento. La critica, che soltanto agli inizi del Novecento, dopo una fase quasi esclusivamente apologetica o polemica, e di interesse rivolto in prevalenza al patriota o al vocabolarista, ha cercato di cogliere obiettivamente la fisionomia dello scrittore, ha urtato subito contro la grave difficoltà di ridurne a unità gli aspetti molteplici e contrastanti. Poeta, narratore, filologo, autore di scritti storici, politici, filosofici, religiosi, il Tommaseo non ha lasciato, in mezzo a una produzione vastissima, nessuna opera organica che rappresenti compiutamente la sua personalità. Anche gli scritti di maggior mole e impegno si rivelano intimamente frammentari, e molti di essi hanno natura assai composita, mescolando pagine filologiche, politiche, polemiche, liriche, educative, autobiografiche. Questo carattere esterno dell'opera riflette la ricchezza e insieme le disarmonie dello spirito dell'autore. Temperamento passionale, di una sensibilità irritabile e raffinata, talvolta morbosa, portato al gusto dell'autoanalisi e della confessione, intelligenza intuitiva più che logica, il Tommaseo cercò tenacemente di disciplinare istinti e passioni, di uscire da sé per comprendere i sentimenti e i bisogni degli altri, di unificare le sparse impressioni e intuizioni in una visione organica dell'universo. Di qui l'aspetto spesso drammatico della sua esperienza morale e intellettuale, vibrante del contrasto fra la realtà e la norma ideale, fra il temperamento e l'aspirazione a conformarsi a modelli di serenità e armonia interiore come il Manzoni e il Rosmini.
La critica ha rilevato in lui elementi di morbosità romantica e perfino decadente; ma occorre aggiungere che essi non appaiono compiacentemente esibiti ed esaltati in un egoistico culto del proprio io eccezionale, bensì considerati e giudicati in rapporto a una misura morale. Questo atteggiamento distingue nettamente il Tommaseo da certi tipici rappresentanti del Romanticismo e del Decadentismo, con i quali ha pure taluni punti di contatto.
Nota fondamentale della sua personalità è la fede religiosa, vissuta con un'intensità e una continuità che comunicano a ogni momento e avvenimento interno o esterno un eccezionale significato. Il Tommaseo ha di sé e del mondo una visione religiosa d'impronta fortemente realistica, ontologica. Egli avverte l'essere suo e dell'universo come piena e inesauribile vitalità; vede nella materia non l'opposto, ma il simbolo dello spirito; coglie nella diversità delle apparenze la profonda essenza unitaria di tutte le cose; considera la morte come il varco aperto al libero volo dello spirito, come principio di più alta e potente vita; interpreta i fenomeni naturali in chiave psicologica e animistica, scoprendo in essi manifestazioni di attrazione e di amore. Tutto per lui nell'universo si corrisponde e si compenetra in una misteriosa armonia, di cui Dio è la fonte e la garanzia. Personalissima, e in certi aspetti assai audace, la visione tommaseana della realtà è però contenuta e inquadrata nello schema delle verità cattoliche, che le impediscono di sfociare in una forma di panteismo analogo a quello di alcuni romantici stranieri.
In connessione con la sua visione della realtà, il Tommaseo attribuisce alla poesia il compito di intuire e rivelare i rapporti e gli influssi reciproci degli esseri e dei mondi, il legame fra il passato, il presente e il futuro, di farsi mediatrice fra la verità e le intelligenze del popolo, fra Dio e gli uomini, di essere interprete, non di sentimenti puramente individuali, ma di sentimenti e aspirazioni comuni. Essa gli appare come dotata sempre di carattere simbolico, in quanto nella parola individuale racchiude significati universali e cosmici. Di qui anche la sua esaltazione della poesia popolare, che ha contenuto storico e tradizionale ed esprime sentimenti collettivi, sgorgando dal profondo dell'anima nazionale. Il Tommaseo è il più autentico rappresentante nel nostro Romanticismo del culto della "poesia popolare", nel senso dato all'espressione da Herder, come, cioè, poesia nata dall'anima popolare e contrapposta polemicamente, come più genuina e spontanea, alla «poesia d'arte», letteraria e accademica. Manifestazione massima di questo suo culto (e l'opera, in questo senso, più significativa del Romanticismo italiano) è la grande raccolta dei Canti popolari toscani, corsi, illirici, greci (1841-42). Nell'introduzione e nelle note la poesia popolare vi assume spesso una fisionomia extra-storica, diventa il paradigma della poesia in assoluto, al cui confronto viene giudicata, e svalutata, tutta l'altra poesia. Le ragioni di simile esaltazione non sono soltanto estetiche: infatti il Tommaseo vede nel popolo la matrice dei più alti valori morali e politici. Al popolo attribuisce anche la creazione della lingua: da esso il singolo scrittore trae insieme con le ispirazioni più autentiche anche il suo linguaggio più vero. Dalla mistica fede nel popolo creatore nasce nel Tommaseo la difesa, nella polemica intorno alla lingua, dell'uso popolare toscano (da motivi diversi, quindi, da quelli che spingevano il Manzoni in analoga direzione).

 

© 2009 - Luigi De Bellis