|
LA
LETTERATURA MINORE
 |
 |
 |
 |
TOMMASEO: ASPETTI CRITICI
Il
Tommaseo è una delle figure più
complesse e interessanti, e
anche più difficili da definire,
della letteratura italiana
dell'Ottocento. La critica, che
soltanto agli inizi del
Novecento, dopo una fase quasi
esclusivamente apologetica o
polemica, e di interesse rivolto
in prevalenza al patriota o al
vocabolarista, ha cercato di
cogliere obiettivamente la
fisionomia dello scrittore, ha
urtato subito contro la grave
difficoltà di ridurne a unità
gli aspetti molteplici e
contrastanti. Poeta, narratore,
filologo, autore di scritti
storici, politici, filosofici,
religiosi, il Tommaseo non ha
lasciato, in mezzo a una
produzione vastissima, nessuna
opera organica che rappresenti
compiutamente la sua
personalità. Anche gli scritti
di maggior mole e impegno si
rivelano intimamente
frammentari, e molti di essi
hanno natura assai composita,
mescolando pagine filologiche,
politiche, polemiche, liriche,
educative, autobiografiche.
Questo carattere esterno
dell'opera riflette la ricchezza
e insieme le disarmonie dello
spirito dell'autore.
Temperamento passionale, di una
sensibilità irritabile e
raffinata, talvolta morbosa,
portato al gusto
dell'autoanalisi e della
confessione, intelligenza
intuitiva più che logica, il
Tommaseo cercò tenacemente di
disciplinare istinti e passioni,
di uscire da sé per comprendere
i sentimenti e i bisogni degli
altri, di unificare le sparse
impressioni e intuizioni in una
visione organica dell'universo.
Di qui l'aspetto spesso
drammatico della sua esperienza
morale e intellettuale, vibrante
del contrasto fra la realtà e la
norma ideale, fra il
temperamento e l'aspirazione a
conformarsi a modelli di
serenità e armonia interiore
come il Manzoni e il Rosmini.
La critica ha rilevato in lui
elementi di morbosità romantica
e perfino decadente; ma occorre
aggiungere che essi non appaiono
compiacentemente esibiti ed
esaltati in un egoistico culto
del proprio io eccezionale,
bensì considerati e giudicati in
rapporto a una misura morale.
Questo atteggiamento distingue
nettamente il Tommaseo da certi
tipici rappresentanti del
Romanticismo e del Decadentismo,
con i quali ha pure taluni punti
di contatto.
Nota fondamentale della sua
personalità è la fede religiosa,
vissuta con un'intensità e una
continuità che comunicano a ogni
momento e avvenimento interno o
esterno un eccezionale
significato. Il Tommaseo ha di
sé e del mondo una visione
religiosa d'impronta fortemente
realistica, ontologica. Egli
avverte l'essere suo e
dell'universo come piena e
inesauribile vitalità; vede
nella materia non l'opposto, ma
il simbolo dello spirito; coglie
nella diversità delle apparenze
la profonda essenza unitaria di
tutte le cose; considera la
morte come il varco aperto al
libero volo dello spirito, come
principio di più alta e potente
vita; interpreta i fenomeni
naturali in chiave psicologica e
animistica, scoprendo in essi
manifestazioni di attrazione e
di amore. Tutto per lui
nell'universo si corrisponde e
si compenetra in una misteriosa
armonia, di cui Dio è la fonte e
la garanzia. Personalissima, e
in certi aspetti assai audace,
la visione tommaseana della
realtà è però contenuta e
inquadrata nello schema delle
verità cattoliche, che le
impediscono di sfociare in una
forma di panteismo analogo a
quello di alcuni romantici
stranieri.
In connessione con la sua
visione della realtà, il
Tommaseo attribuisce alla poesia
il compito di intuire e rivelare
i rapporti e gli influssi
reciproci degli esseri e dei
mondi, il legame fra il passato,
il presente e il futuro, di
farsi mediatrice fra la verità e
le intelligenze del popolo, fra
Dio e gli uomini, di essere
interprete, non di sentimenti
puramente individuali, ma di
sentimenti e aspirazioni comuni.
Essa gli appare come dotata
sempre di carattere simbolico,
in quanto nella parola
individuale racchiude
significati universali e
cosmici. Di qui anche la sua
esaltazione della poesia
popolare, che ha contenuto
storico e tradizionale ed
esprime sentimenti collettivi,
sgorgando dal profondo
dell'anima nazionale. Il
Tommaseo è il più autentico
rappresentante nel nostro
Romanticismo del culto della
"poesia popolare", nel senso
dato all'espressione da Herder,
come, cioè, poesia nata
dall'anima popolare e
contrapposta polemicamente, come
più genuina e spontanea, alla
«poesia d'arte», letteraria e
accademica. Manifestazione
massima di questo suo culto (e
l'opera, in questo senso, più
significativa del Romanticismo
italiano) è la grande raccolta
dei Canti popolari toscani,
corsi, illirici, greci
(1841-42). Nell'introduzione e
nelle note la poesia popolare vi
assume spesso una fisionomia
extra-storica, diventa il
paradigma della poesia in
assoluto, al cui confronto viene
giudicata, e svalutata, tutta
l'altra poesia. Le ragioni di
simile esaltazione non sono
soltanto estetiche: infatti il
Tommaseo vede nel popolo la
matrice dei più alti valori
morali e politici. Al popolo
attribuisce anche la creazione
della lingua: da esso il singolo
scrittore trae insieme con le
ispirazioni più autentiche anche
il suo linguaggio più vero.
Dalla mistica fede nel popolo
creatore nasce nel Tommaseo la
difesa, nella polemica intorno
alla lingua, dell'uso popolare
toscano (da motivi diversi,
quindi, da quelli che spingevano
il Manzoni in analoga direzione).
|
|
|
| |
 |
 |
 |
 | |