IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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LA LETTERATURA MINORE

NIEVO: LA PISANA


La Pisana - con l'articolo davanti al nome proprio, come scrive il Nievo stesso, secondo l'uso settentrionale - è uno dei personaggi femminili più significativi e memorabili della letteratura italiana ottocentesca e rappresenta un modello assai "fortunato" di femminilità. Generosa e appassionata, spensierata e imprevedibile, volubile e bizzarra, pronta al sacrificio per chi ama, ma capace anche di eclissarsi improvvisamente, al tempo stesso fragile e tirannica, graziosa e ammaliatrice, perfida e indegna, sostanzialmente misteriosa, la Pisana sin da bimba affascina e turba Carlo Altoviti, e poi - presente di fatto, o nel segreto della sua memoria - lo accompagna sempre attraverso le tempestose vicende della vita.
Il filo conduttore della «trama» della loro vita e del loro rapporto, Carlino e la Pisana lo tengono stretto e lo guidano ciascuno dei due con diverso stile, ma con pari costanza, riannodando tutti gli strappi, e con pari valore di partecipazione. Ma non c'è dubbio che l'autore ha voluto collocare la Pisana in piena luce: «la sua indole fu così straordinaria che merita una storia apposita»; e la racconta, dal principio alla fine, con una penetrazione analitica e una carica emotiva senza confronti.
Nella Pisana, il Nievo opera - a mezzo Ottocento - una stupefacente sovversione dei valori conformistici (e controriformistici) di amore e dovere, sacrificio, fedeltà, illibatezza, onestà. In apparenza, ricompaiono gli schemi romantici: l'amore come fatalità ineluttabile, che dunque giustifica il peccato (il quale però non cessa, di norma, d'esser considerato peccato, con tutte le sue implicazioni); l'approdo al sacrificio redentore. Ricompare perfino l'abusatissimo motivo della figlia bella e giovane venduta dalla madre a un vecchio marito d'alto bordo. Ma nello svolgimento tradizionale di questi schemi dominano il conflitto, la lacerazione: che poi, il più delle volte, sono provocati dallo scontro con gli apparati istituzionali del costume.
Nella vicenda della Pisana, conflitto, lacerazione non ci sono mai. Il matrimonio col «frollo» Navagero è accettato con una leggerezza che è libera da ogni peso d'obbedienza, e tanto più di sacrificio. Se c'è sfida, è così connaturata al temperamento e dissimulata dal contegno, che non sembra andar oltre l'indifferenza. Per il marito infermo, poi, la Pisana sarà un'infermiera perfetta: non accennerà né a disgusto, né a fatica. E alla madre perdonerà tutto senza riconoscersi in alcun modo magnanima.
Nel legame con Carlino, la naturalezza del superamento, anzi la sovrana noncuranza delle apparenze, esclude la possibilità di traumi, di turbamenti, anche di rivalse vendicative: insomma, dell'armamentario romantico del «tradimento» coniugale. La Pisana infatti non ha avuto nel Navagero che un marito nominale; e siccome il suo flirt col capitano Menato non è arrivato alle estreme conseguenze (Carlino dice di avere le sue «buone ragioni» per esserne certo), la Pisana dona a Carlino una sua illibatezza un po' scombussolata, ma persistente. La sola avventura vera e propria della Pisana è quella che avrà, in seguito, con Ettore Carafa; che si configura, però, come episodio di una sequenza particolarmente «fumettistica» delle Confessioni e non cagiona né drammi né titubanze; soltanto una labile sorpresa, subito superata dalla certezza dell'indissolubilità sostanziale del rapporto che la unisce a Carlino.
Il «sacrificio» si presenta, in una forma e con un tono inediti, quando la Pisana costringe Carlino a sposare l'Aquilina, perché ha compassione delle pene amorose di quella che pur non considera assolutamente una rivale, ma sente che lei sola, l'Aquilina, potrà essere la madre dei figli di lui, anche se lui non l'ama; infine per bilanciare con un innalzamento straordinario le cadute della sua condotta precedente. Ma non rompe, non s'allontana: rimane. E si noti l'estrema pulizia quando la Pisana decide che presieda alla loro convivenza la castità - con cui è presentato un rapporto che presenterebbe alla penna di chissà quanti scrittori dovizia di materia per situazioni turbative, ambigue, o per lo meno pesanti. La costante accettazione del meglio che la vita può offrirgli, momento per momento - non una soggezione passiva - fa sì che a Carlino non costi né grande né lunga fatica emarginare i ricordi di un ben diverso rapporto; gli basta un esercizio di volontà sapientemente sereno.
Si traduce, al massimo grado, in termini di poesia, nella Pisana, una esigenza fondamentale nella visione nieviana della donna: quella di restituirle l'ambivalenza indiscriminante di valori ai quali la tradizione (oggi diremmo maschilista) attribuiva diverso significato quando era applicato a un uomo e quando a una donna: stima e onestà. Tutto il romanzo è - quanto alla Pisana - una esaltazione della sua onestà: non solo come fedeltà esistenziale a se stessa, ma anche nei suoi rapporti cogli altri.

 

© 2009 - Luigi De Bellis