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LA
LETTERATURA MINORE
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NIEVO: LA PISANA
La
Pisana - con l'articolo davanti
al nome proprio, come scrive il
Nievo stesso, secondo l'uso
settentrionale - è uno dei
personaggi femminili più
significativi e memorabili della
letteratura italiana
ottocentesca e rappresenta un
modello assai "fortunato" di
femminilità. Generosa e
appassionata, spensierata e
imprevedibile, volubile e
bizzarra, pronta al sacrificio
per chi ama, ma capace anche di
eclissarsi improvvisamente, al
tempo stesso fragile e
tirannica, graziosa e
ammaliatrice, perfida e indegna,
sostanzialmente misteriosa, la
Pisana sin da bimba affascina e
turba Carlo Altoviti, e poi -
presente di fatto, o nel segreto
della sua memoria - lo
accompagna sempre attraverso le
tempestose vicende della vita.
Il filo conduttore della «trama»
della loro vita e del loro
rapporto, Carlino e la Pisana lo
tengono stretto e lo guidano
ciascuno dei due con diverso
stile, ma con pari costanza,
riannodando tutti gli strappi, e
con pari valore di
partecipazione. Ma non c'è
dubbio che l'autore ha voluto
collocare la Pisana in piena
luce: «la sua indole fu così
straordinaria che merita una
storia apposita»; e la racconta,
dal principio alla fine, con una
penetrazione analitica e una
carica emotiva senza confronti.
Nella Pisana, il Nievo opera - a
mezzo Ottocento - una
stupefacente sovversione dei
valori conformistici (e
controriformistici) di amore e
dovere, sacrificio, fedeltà,
illibatezza, onestà. In
apparenza, ricompaiono gli
schemi romantici: l'amore come
fatalità ineluttabile, che
dunque giustifica il peccato (il
quale però non cessa, di norma,
d'esser considerato peccato, con
tutte le sue implicazioni);
l'approdo al sacrificio
redentore. Ricompare perfino l'abusatissimo
motivo della figlia bella e
giovane venduta dalla madre a un
vecchio marito d'alto bordo. Ma
nello svolgimento tradizionale
di questi schemi dominano il
conflitto, la lacerazione: che
poi, il più delle volte, sono
provocati dallo scontro con gli
apparati istituzionali del
costume.
Nella vicenda della Pisana,
conflitto, lacerazione non ci
sono mai. Il matrimonio col
«frollo» Navagero è accettato
con una leggerezza che è libera
da ogni peso d'obbedienza, e
tanto più di sacrificio. Se c'è
sfida, è così connaturata al
temperamento e dissimulata dal
contegno, che non sembra andar
oltre l'indifferenza. Per il
marito infermo, poi, la Pisana
sarà un'infermiera perfetta: non
accennerà né a disgusto, né a
fatica. E alla madre perdonerà
tutto senza riconoscersi in
alcun modo magnanima.
Nel legame con Carlino, la
naturalezza del superamento,
anzi la sovrana noncuranza delle
apparenze, esclude la
possibilità di traumi, di
turbamenti, anche di rivalse
vendicative: insomma,
dell'armamentario romantico del
«tradimento» coniugale. La
Pisana infatti non ha avuto nel
Navagero che un marito nominale;
e siccome il suo flirt col
capitano Menato non è arrivato
alle estreme conseguenze
(Carlino dice di avere le sue
«buone ragioni» per esserne
certo), la Pisana dona a Carlino
una sua illibatezza un po'
scombussolata, ma persistente.
La sola avventura vera e propria
della Pisana è quella che avrà,
in seguito, con Ettore Carafa;
che si configura, però, come
episodio di una sequenza
particolarmente «fumettistica»
delle Confessioni e non cagiona
né drammi né titubanze; soltanto
una labile sorpresa, subito
superata dalla certezza
dell'indissolubilità sostanziale
del rapporto che la unisce a
Carlino.
Il «sacrificio» si presenta, in
una forma e con un tono inediti,
quando la Pisana costringe
Carlino a sposare l'Aquilina,
perché ha compassione delle pene
amorose di quella che pur non
considera assolutamente una
rivale, ma sente che lei sola,
l'Aquilina, potrà essere la
madre dei figli di lui, anche se
lui non l'ama; infine per
bilanciare con un innalzamento
straordinario le cadute della
sua condotta precedente. Ma non
rompe, non s'allontana: rimane.
E si noti l'estrema pulizia
quando la Pisana decide che
presieda alla loro convivenza la
castità - con cui è presentato
un rapporto che presenterebbe
alla penna di chissà quanti
scrittori dovizia di materia per
situazioni turbative, ambigue, o
per lo meno pesanti. La costante
accettazione del meglio che la
vita può offrirgli, momento per
momento - non una soggezione
passiva - fa sì che a Carlino
non costi né grande né lunga
fatica emarginare i ricordi di
un ben diverso rapporto; gli
basta un esercizio di volontà
sapientemente sereno.
Si traduce, al massimo grado, in
termini di poesia, nella Pisana,
una esigenza fondamentale nella
visione nieviana della donna:
quella di restituirle
l'ambivalenza indiscriminante di
valori ai quali la tradizione
(oggi diremmo maschilista)
attribuiva diverso significato
quando era applicato a un uomo e
quando a una donna: stima e
onestà. Tutto il romanzo è -
quanto alla Pisana - una
esaltazione della sua onestà:
non solo come fedeltà
esistenziale a se stessa, ma
anche nei suoi rapporti cogli
altri.
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