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LA
LETTERATURA MINORE
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IL SECONDO ROMANTICISMO
Dopo il
fallimento delle rivoluzioni
liberali in Europa e in Italia e
l’esito infelice della nostra
Prima Guerra d’Indipendenza, la
coscienza patriottica, che aveva
alimentato quasi tutta la
produzione letteraria con la
forza dei suoi ideali e
l’esuberanza dei suoi slanci
eroici, appariva ormai
tramortita dai colpi di una
realtà impietosa: anche gli
spiriti più generosi sembravano
ormai rassegnati alla servitù
politica ed erano stremati. Sul
piano psicologico si diffuse la
sensazione che nulla potesse la
forza del cuore nella lotta per
la libertà. Questa condizione di
sconfitta e di impotenza segnò
fatalmente la produzione poetica
che va all’incirca dal '48 al
'75 e determinò la crisi del
romanticismo: alla fiera
passione succede un languido
sentimentalismo, agli accenti
d’ira un pianto sommesso, alle
grandi illusioni sui destini
della patria la squallida
considerazione dell’angusto
quotidiano. La poesia perde il
nerbo e si compiace di versare
lacrime su piccoli amori
infranti, su insignificanti
tradimenti.
In tanta miseria, due sole voci
sembrano distinguersi dalla
massa dei poeti di quegli anni,
perché almeno furono più sinceri
nell'esprimere tutta la
tristezza del loro mondo morale
ormai alla deriva: quelle di
Giovanni Prati ed Aleardo
Aleardi.
Il Prati (1814-1884), divenuto
famoso per il romanzo in versi “Edmenegarda”,
in cui si narra di una giovane
donna che abbandona marito e
figli per seguire l’amante e poi
si pente, compose molte raccolte
di liriche, fra le quali
segnaliamo “Psiche” ed “Iside”
(quest’ultima contiene la lirica
più bella del Prati,
“Incantesimo”).
L’Aleardi (1812-1878) cantò non
solo l’amore per la donna, ma
anche quello per la patria, ma
senza profondità di sentimento,
tanto che egli stesso, da
vecchio, avvertì la povertà
della sua poesia e confidò: «E'
un gran dolore quello d'aver
lavorato tanti anni e dover poi
confessare a se stesso di non
aver fatto nulla che valga». Di
lui ricordiamo il poemetto
“Monte Circello” ed il carme “Le
città marinare e commercianti”,
con cui esalta l’intraprendenza
delle repubbliche marinare di
Venezia, Amalfi, Genova, Pisa .
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