IL
BARDO DELLA SELVA NERA
Poemetto epico lirico in otto
canti, di cui i primi quattro in
endecasillabi sciolti,
intramezzati da strofe liriche,
e gli ultimi quattro in ottave,
di Vincenzo Monti (1754-1828),
cominciato il 1806 e finito più
tardi. Intento dell'opera è la
glorificazione di Napoleone, a
traverso una invenzione
romantica, d'ispirazione bardita,
per cui assistiamo a una strana
contaminazione di elementi
essendo presentato un bardo
nell'epoca napoleonica, e in
Germania. A differenza delle
altre opere, i canti hanno
ciascuno un titolo. Il primo, "I
vaticini", ci presenta il bardo
Ullino, che, con la figlia
Malvina, da un colle dominante
la valle di Albeck, assiste alle
battaglie di Napoleone in
Germania. Il secondo, "Il ferito
di Albecco", tratta
dell'incontro del bardo e di sua
figlia con un soldato
napoleonico ferito, Terigi, e
delle cure che essi gli porgono.
Il terzo, "La presa di Ulma" è
il racconto della battaglia,
fatta da parte di Terigi. Il
quarto, "Riposo", celebra,
sempre per bocca di Terigi, le
imprese e la grandezza di
Napoleone. I canti quinto, "La
spedizione in Egitto", e sesto,
"Il XIX brumaio", continuano la
rievocazione. Nel settimo, "La
pietà filiale", Terigi narra il
ritorno al proprio paese,
l'orrore della casa incendiata
dagli Austro-Russi, il dolore
per la morte della madre, la
fedeltà del cane Melampo.
Nell'ottavo, di cui sono
composte soltanto cinque strofe,
si predice la calata di
Napoleone dalle Alpi e si
rievoca la grandezza di
Annibale. Il poemetto è
piuttosto espositivo che
rappresentativo, e leggerissimi
sono i legami fra una parte e
l'altra, tenute a stento insieme
da una tenue trama d'amore.
Nell'elemento bardita troviamo
risonanze ossianiche, come nel
ritorno di Terigi alla casa
materna sentiamo risonanze
omeriche: un pasticcio dunque di
classico e di romantico, con
prevalenza di questo su quello.
L'idea concepita dall'autore
sulla macchina di questo poema
apparisce oltremodo puerile.
(Foscolo)