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Protagonista del romanzo Le vergini delle rocce. "Alter
ego" del D'Annunzio come gli altri suoi personaggi
romanzeschi, questa volta lascia cadere i temi della
cinica aridità, della molliccia bontà, della cupa voluttà,
che distinguono rispettivamente
Andrea Sperelli, Tullio Hermil,
Giorgio Aurispa, e accentra
l'ispirazione sul tema del Superuomo. Questo è infatti il
primo Superuomo che s'incontra nell'opera del D'Annunzio;
benché nei nessi della vicenda poco o nulla faccia per
esserlo, accontentandosi di vagheggiare tre bellissime
Principesse nubili sullo sfondo di un principesco
giardino, incerto quale sposare delle tre, come in una
favola. Ma questo, che è il corpo del romanzo nel quale
Claudio Cautelmo è soltanto il contemplatore di uno
spettacolo che innanzi a lui si svolge, è preceduto da un
ampio capitolo dove il suo "superomismo" esiste in quanto
si afferma come tale, ragionando il proprio disgusto della
società contemporanea, il diritto di dominio che compete
alle classi aristocratiche in confronto alla plebe, la
necessità per i nobili di sottrarsi alla lotta
nell'attuale stato di cose, continuando in disparte
l'aristocratica stirpe, finché a uno di loro la plebe
tornerà un giorno a inchinarsi, offrendogli il titolo e la
corona di "Re di Roma". Che sono temi assai vaghi
concettualmente, oltreché poeticamente; e cadono subito
nell'assurdo, perché il legame fra questa parte teorica e
la seguente sta in ciò, che il Superuomo Claudio Cantelmo
deve impalmare una delle tre Principesse (spiacente di non
poterle impalmare tutt'e tre), allo scopo specifico di
procreare il "Re di Roma". Ma la poesia del romanzo riposa
poi altrove che nell'approfondimento concettuale e
psicologico del personaggio: sta precisamente nei
vagheggiati e stilizzati spettacoli delle tre donne; al
quale scopo giova anche ciò che, nei limiti del
personaggio in se stesso, risulta vago, assurdo e perfino
ridicolo. |