Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  I personaggi delle opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


Claudio Cantelmo
 

Protagonista del romanzo Le vergini delle rocce. "Alter ego" del D'Annunzio come gli altri suoi personaggi romanzeschi, questa volta lascia cadere i temi della cinica aridità, della molliccia bontà, della cupa voluttà, che distinguono rispettivamente Andrea Sperelli, Tullio Hermil, Giorgio Aurispa, e accentra l'ispirazione sul tema del Superuomo. Questo è infatti il primo Superuomo che s'incontra nell'opera del D'Annunzio; benché nei nessi della vicenda poco o nulla faccia per esserlo, accontentandosi di vagheggiare tre bellissime Principesse nubili sullo sfondo di un principesco giardino, incerto quale sposare delle tre, come in una favola. Ma questo, che è il corpo del romanzo nel quale Claudio Cautelmo è soltanto il contemplatore di uno spettacolo che innanzi a lui si svolge, è preceduto da un ampio capitolo dove il suo "superomismo" esiste in quanto si afferma come tale, ragionando il proprio disgusto della società contemporanea, il diritto di dominio che compete alle classi aristocratiche in confronto alla plebe, la necessità per i nobili di sottrarsi alla lotta nell'attuale stato di cose, continuando in disparte l'aristocratica stirpe, finché a uno di loro la plebe tornerà un giorno a inchinarsi, offrendogli il titolo e la corona di "Re di Roma". Che sono temi assai vaghi concettualmente, oltreché poeticamente; e cadono subito nell'assurdo, perché il legame fra questa parte teorica e la seguente sta in ciò, che il Superuomo Claudio Cantelmo deve impalmare una delle tre Principesse (spiacente di non poterle impalmare tutt'e tre), allo scopo specifico di procreare il "Re di Roma". Ma la poesia del romanzo riposa poi altrove che nell'approfondimento concettuale e psicologico del personaggio: sta precisamente nei vagheggiati e stilizzati spettacoli delle tre donne; al quale scopo giova anche ciò che, nei limiti del personaggio in se stesso, risulta vago, assurdo e perfino ridicolo.

 

Luigi De Bellis