Letteratura italiana: Gadda

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Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento opere di GADDA
Commento critico
Manfred Strauss

 


Il castello di Udine
 

Raccolta di prose. Questo è il secondo manoscritto che lo scrittore timido e misantropo consegnò a un editore. G. attribuisce al castello (o "sischièl à Udin" per rifarsi a una canzone degli alpini, corpo nel quale prestò servizio nella prima guerra mondiale) il valore simbolico di patria, di "amuleto dello spirito" e raccoglie in quest'opera episodi che evidentemente erano stati annotati con l'intenzione di concretizzare esperienze del cui peso voleva liberarsi: "Tendo a una brutale deformazione dei temi che il destino s'è creduto di proponermi come formate cose ed obbietti: come paragrafi immoti della sapiente sua legge. Umiliato dal destino, sacrificato alla inutilità, nella bestialità corrotto, e però atterrito dalla vanità vana del nulla, io, che di tutti li scrittori della Italia antichi e moderni sono quello che più possiede di comodini da notte, vorrò dipartirmi un giorno dalle sfiancate séggiole dove m'ha collocato la sapienza e la virtù de'sapienti e de'virtuosi, e, andando verso l'orrida solitudine mia, levarò in lode di quelli quel canto, a che il mandolino dell'anima, ben grattato, potrà dare bellezza nel ghigno". I ricordi di G. sono legati soprattutto alla prima guerra mondiale e alla sua prigionia in Germania (con Ugo Betti e Bonaventura Tecchi); segue la descrizione di una crociera che, attraverso il sud dell'Italia romano-ellenistico, lo porterà fino a Tripoli e a Rodi. Il racconto è integrato da diversi quadretti caleidoscopici: immagini di musicanti all'aperto a Milano, una festa del vino a Marino, la vecchia chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma, l'improvvisa morte di un giovane su un treno. Nello sfondo si intravede sempre il tormentato quesito sul comportamento e sui rapporti degli uomini tra di loro. L'assoluta sincerità nell'esporre il proprio pensiero lascia intravedere il quadro di un mondo turbato; e questo tormento viene posto crudamente in primo piano. Il Castello di Udine, premiato col premio Bagutta nello stesso anno della pubblicazione, affascina soprattutto per il suo linguaggio: G. si avvale di espressioni tratte dal linguaggio popolare contemporaneo, dai dialetti e dal gergo e le fonde con preziose reminiscenze dell'umanesimo (i critici notano particolari affinità fra Gadda e Rabelais) in un conglomerato che, arricchito di ornamenti sintattici, ha assunto nella letteratura una precisa connotazione, al punto di essere definito "barocco gaddiano" o "maccheronismo gaddiano".
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Luigi De Bellis