|
Opera composta in pochi mesi nel 1928, pubblicata postuma
nel 1974 a cura di Gian Carlo Roscioni. Si presenta in due
stesure delle quali la seconda, che doveva essere la
definitiva, è incompleta. Libro apparentemente atipico nel
panorama della produzione dell'autore, costituita per la
maggior parte da romanzi e racconti, la Meditazione
milanese è il risultato più cospicuo della profonda
attitudine all'analisi, alla riflessione, alla critica,
già evidente nell'antico diario di guerra, Giornale di
guerra e di prigionia, e presente in tutta la sua opera.
Laureatosi in ingegneria nel 1920, Gadda si iscrive nel
1922 alla facoltà di filosofia dove, superati tutti gli
esami, concorda la tesi su "La teoria della conoscenza nei
"Nuovi Saggi", di G.G. Leibniz", mai portata a termine.
Contemporaneamente lavora in qualità di ingegnere e compie
i primi tentativi letterari. L'interesse filosofico sembra
prevalere nel 1928 con la composizione della Meditazione
ma è come se l'autore avesse voluto esprimere e riordinare
i problemi filosofici che lo assillavano per "liberarsene"
e attendere poi alle sue fatiche letterarie. Nei capitoli
della Meditazione milanese il lettore dei romanzi di Gadda
trova la teorizzazione dei procedimenti narrativi che
caratterizzano le sue opere e individua i problemi
conoscitivi che stanno al di sotto della "deformazione"
della sua scrittura. Il discorso svolto nella Meditazione
milanese verte essenzialmente sul metodo che, per essere
applicato, necessita di un "dato". Questo non si presenta
come immobile o semplice, ma come "sistema", insieme di
"infinite relazioni". Nel continuo deformarsi del sistema
ci sono alcuni elementi che non mutano o mutano meno
intensamente rispetto ad altri: sono questi a permettere
lo svolgersi di un'analisi. Qualsiasi sistema o punto di
riferimento nella conoscenza è relativo. Conoscere è
inserire qualcosa nel reale, quindi deformarlo, con un
reciproco condizionamento dei termini. Le teorie della
perenne deformazione della realtà e della molteplicità
delle cause - una delle idee "teoretiche" care al
commissario Ingravallo, protagonista del romanzo Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana - sono continuamente
ribadite. La realtà si basa sul principio di combinazione
e di opposizione. Il bene non può esistere senza il male.
La morte è vista come impossibilità di ulteriori
combinazioni, spegnimento della volontà di vivere,
desiderio di rientrare nell'indistinto, di rifugiarsi in
esso, quale si presenta nella morte di Liliana Balducci
nel Pasticciaccio. Per quanto consapevole della
impossibilità di una "chiusura" del sistema e della
difficoltà di raccapezzarsi nel groviglio del reale, Gadda
non ha perso la fiducia di riuscirvi nella Meditazione,
una fiducia che andrà sempre più incrinandosi nel passare
degli anni. Questa volontà di "ordinare", di attenersi
alla realtà diffidando di ogni alibi morale, costituisce
l'aspetto "milanese", cioè di buon senso e amore per il
pratico, della Meditazione. È presente, secondo l'esempio
di Galileo e di Leibniz, il finto dialogo tra il filosofo
e il critico, funzionale alla dialettica espositiva. Le
idee espresse da Gadda nel 1928 sono esposte con
organicità e hanno una loro indubbia originalità.
Completamente estranea alle correnti storicistiche e
idealistiche del tempo, la Meditazione sembra risentire
piuttosto del clima neopositivista di primo Novecento con
in più un certo vitalismo "biologico". Gli autori
dichiaratamente presenti nell'opera sono Spinoza, Leibniz,
Kant. Pur non essendo mai citata, appare essenziale alla
formazione dell'autore la lettura dei testi di economia
pura di Pareto, a cui molte delle meditazioni sono
improntate. Nella profonda serietà dell'argomentazione di
G. trentacinquenne continuamente rinvenibili sono le
caratteristiche della prosa gaddiana, ricca di
divagazioni, commenti, battute. Nelle numerose
esemplificazioni del discorso teorico in cui il rigore
logico interagisce con l'estro fantastico, affiorano
motivi e immagini della futura opera narrativa. |