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Raccolta di saggi pubblicata nel 1958. Comprende scritti
già editi, in sedi diverse, tra il 1927 e il 1957. La
prima parte affronta argomenti a carattere prevalentemente
teorico, che tuttavia risultano strettamente connessi,
nella riflessione gaddiana, a una concreta prassi
operativa. Così, la meditazione personale "Come lavoro"
diviene giustificazione del proprio esercizio narrativo,
fino a trasformarsi "Tra il dire e il fare" in una
considerazione generale sui fini del linguaggio e
dell'arte. Una portata più oggettiva assumono alcuni dei
testi che seguono. Quello dedicato al rapporto fra
"psicoanalisi e letteratura" insiste sull'efficacia di un
metodo di ricerca che vale come profonda istanza
conoscitiva, capace di smascherare le idilliche immagini
di una visione del reale - e soprattutto dell'infanzia -
ottimistica o edificante. Si pensi, per intendere la
portata di questi cenni, alla Cognizione del dolore, e
alle insanabili lacerazioni dei rapporti familiari. E si
ricordi che G. attribuisce qui al "linguaggio del popolo"
una più autentica "libertà" psicoanalitica, dal momento
che, "più duramente esperto del bene e del male, il popolo
trascende più facilmente dei retori a chiamar pane il pane
e vino il vino, un po'come Freud se pure al di qua di una
terminologia clinica o di una sintassi metodologica". Sono
indicazioni preziose, queste, per entrare nel vivo della
problematica gaddiana; ad esse si devono ancora aggiungere
quelle relative ai rapporti tra "tecnica e poesia", "belle
lettere e contributi espressivi delle tecniche", "lingua
letteraria e lingua dell'uso". Ci si accosta, qui, agli
strumenti propri del "cantiere" dello scrittore, in cui
sia la perspicuità esatta del riferimento tecnico, sia le
scelte stilisticamente stravaganti rientrano in un
organismo della lingua come "specchio del totale essere, e
del totale pensiero", derivate "da una cospirazione di
forze, intellettive o spontanee, razionali o istintive,
che promanano da tutta la universa vita della società":
dalle espressioni letterarie a quelle popolari. Tali
osservazioni si svolgono in margine a quello che Contini
ha definito il "plurilinguismo" dello scrittore; e proprio
Contini è l'interlocutore del brano che segue "Fatto
personale... o quasi", in cui G. riferisce la sua
vocazione "macaronica" a una esigenza di rivolta, alla
conquista di una più profonda libertà interiore. Con
alcune pagine in cui G. torna a parlare di sé (in una
intervista radiofonica e in un intervento su Quer
pasticciaccio, termina la prima sezione dell'opera. La
seconda presenta in gran parte scritti legati a occasioni
contingenti: la presentazione della mostra dell'incisore
olandese Ensor; le osservazioni su una rappresentazione
dell'Amleto; un discorso per l'assegnazione del premio di
poesia "Le Grazie"; alcune recensioni, tra cui quella del
romanzo di Moravia Agostino (1944), condotta sulla base
dell'interesse psicoanalitico sopra ricordato. Ma occorre
soprattutto isolare, per la loro pregnanza, lo scritto
sull'"arte del Belli", dove all'uso del dialetto è
riconosciuta una fondamentale tensione problematica, e
quella che dà il titolo al volume, qualificandosi come
analisi di un preciso percorso poetico: "da Le voyage di
Charles Baudelaire a Bateau ivre di Arthur Rimbaud". In un
universo che ha perso la fede nella logica delle
connessioni causali, dove il tempo appare dissociato dallo
spazio, alla fine di questo itinerario, pur sostenuto da
una drammatica tensione etica, non vi possono essere che
la morte e il nulla, come segni originari di una condanna
e di una condizione esistenziali. Infine, esprimendo una
sua "opinione sul neorealismo", in risposta a una
inchiesta promossa da Carlo Bo nel 1950, G. oppone, alla
poetica prevalente in quegli anni, una sua nozione di
realismo integrale: quella che chiede al romanzo, al di là
del puro referto, "una tensione tragica, una consecuzione
operante, un mistero, forse le ragioni o le irragioni del
fatto... Il fatto in sé, l'oggetto in sé, non è che il
corpo morto della realtà, il residuo fecale della
storia...". L'ultima e più breve sezione del libro
contiene infine due divagazioni e un dialogo "filosofico"
sull'egoismo e sul narcisismo, collegandosi in ciò alla
tematica sviluppata in Eros e Priapo. |