Parliamo di |
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Letteratura italiana del Novecento |
Autore
della critica |
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Falsetto |
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Questa notevolissima
lirica, anch'essa fra le prime della raccolta degli Ossi
di seppia, sviluppa il motivo dell'opposizione tra l'io
del poeta che si sente irrimediabilmente prigioniero del
«male di vivere» e quanti - qui Esterina ventenne che si
tuffa in mare - trovano o sembrano trovare la «maglia
rotta nella rete», «l'anello che non tiene» che consente
di liberarsi dall'angoscia e di vivere felici. [Ossi di
seppia]
Il mare è oggetto simbolico nella poesia di Montale: il
pesciolino che trova la smagliatura nella rete e si
libera, può liberamente fluire nel mare e nella vita;
l'immagine del mare che di tanto in tanto appare nel
percorso tra le viuzze contornate da muri che hanno in
cima cocci aguzzi di bottiglia («è tutta la vita e il suo
travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in
cima cocci aguzzi di bottiglia», Meriggiare pallido e
assorto) costituisce un possibile indizio di liberazione,
se non fosse che è contemplato di lontano («Osservare... /
il palpitare lontano di scaglie di mare», ivi).
In Falsetto Esterina è simbolo della vita che si realizza,
della vita non coartata dall'angoscia, non "strozzata"
dalla riflessione che paralizza: le basta una crollata di
spalle per distruggere «i fortilizi / del suo domani
oscuro». Esterina è creatura che attinge una divina,
pagana felicità nell'immedesimazione stessa con la natura,
nell'adesione totale e irriflessa alla vita e alla realtà.
Esterina ha infranto la «campana di vetro» che separa il
poeta dalla felicità, ha trovato la smagliatura che le
consente il tuffo simbolico. Il poeta è viceversa «della
razza / di chi rimane a terra», di chi è condannato a
osservare di lontano la vita, coartato nel suo viluppo
d'angoscia. E tutta nella prospettiva di paralizzante
riflessione propria del poeta è l'ambivalenza iniziale
della giovinezza "minacciosa" di Esterina: Esterina non
percepisce la minaccia del tempo e della vita, per questo
è «divina» e felice; la percepisce invece Montale che
trema per lei, pensando a sé, e per lei prega che il
destino non le riservi quelle delusioni, quell'angoscia
che a lui altro non permette che osservare da lontano,
trepidante e ammirato, la vita che si realizza. |
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