Parliamo di |
|
Letteratura italiana del Novecento |
|
|
|
|
|
Introduzione |
|
|
Nell'appartata,
ma acuta e intransigente, osservazione critica del proprio
tempo e della condizione umana in generale e in
particolare nell'antifascismo e nella critica della
società postbellica stanno i dati più significativi della
biografia di Montale.
Con gli Ossi di seppia Montale entra nel novero dei
massimi poeti che hanno dato voce al disagio dell'uomo
contemporaneo, configuratosi, dopo il decadentismo
estetizzante, sempre più spesso come dolorosa inettitudine
alla vita. Come appare esemplarmente dai Limoni, la
poetica montaliana è sin dall'origine una poetica
antieloquente, che ripudia il dannunzianesimo pur
avvertendo la necessità di "attraversarlo", facendo - come
già Gozzano - «cozzare l'aulico col prosaico». Non è
possibile una poesia eloquente perché non ci sono verità
positive da affermare, da cantare a voce spiegata. Se la
condizione umana è quella desolata disarmonia col mondo
che Montale subito percepisce, la poesia dovrà farsi
veicolo immediato di essa e pronunciare al massimo
«qualche storta sillaba e secca come un ramo» (Non
chiederci la parola). Di qui anche la predilezione per
forme scabre e aspre e per il paesaggio ligure colto esso
pure nei suoi aspetti più aspri. Disarmonia, angoscia,
male-di vivere in un paesaggio scabro: questi i temi
essenziali degli Ossi di seppia, espressi attraverso
celebri metafore: camminare lungo un muro invalicabile,
trovarsi impigliato fra le maglie di una rete ecc. Eppure
Montale si sente vicino al quid rivelatore e liberatore. A
tale condizione alludono metafore altrettanto celebri: il
varco, la smagliatura nella rete, il fantasma che può
salvare, lo sbaglio di natura, l'anello che non tiene, il
filo da disbrogliare che metta «nel mezzo di una verità»
ecc. Altri riescono a trovare il varco forse: le ombre di
«disturbate Divinità» dei Limoni o Esterina di Falsetto,
che spensierata si tuffa in mare, mentre il poeta è «della
razza di chi rimane a terra». Come Montale, invece,
Arsenio non riesce a svellere le proprie radici e tuffarsi
nel mare sconvolto dal turbine di un temporale, momento e
luogo finalmente propizi per liberarsi dal male di vivere.
Dagli Ossi alle Occasioni e poi alla Bufera c'è più
sviluppo che frattura. Medesimi sono i problemi
esistenziali di fondo. Mutano invece circostanze storiche
e personali (l'affermarsi della dittatura, la crisi
europea, poi la guerra e le tensioni del dopoguerra; amori
e conoscenze, nuovi paesaggi), la riflessione si
approfondisce, il disagio si radicalizza e talora sembra
cercare nuovi improbabili varchi metafisici. La poetica
degli oggetti e l'oscurità caratterizzano la poesia delle
Occasioni. Diminuisce l'importanza del paesaggio: la
poesia ora è prevalentemente temporale e relazionale
(ricerca di contatto con il proprio simile). Importanti la
presenza del tema d'amore e in particolare il ciclo di
componimenti dedicati a Clizia, la donna assente, che
indica al poeta il possibile varco che soprattutto nella
Bufera assumerà una dimensione metafisica. La bufera e
altro segna innanzi tutto un'irruzione della realtà nella
poesia e in particolare della realtà storica e politica.
Quello della Bufera è un universo totalmente sconvolto
dalla guerra storica e cosmica. Col finale si ha
l'esaurirsi anche dell'ultima ipotesi di possibilità che
un varco esista e si manifesti. Il lascito montaliano
(Piccolo testamento) è un invito a resistere ancorati alle
minime (negative) certezze dell'esistere, aggrappati ai
propri valori etici, è immagine di una ricerca che
nonostante gli scacchi continua, di «un'ostinazione
biologica [...] figura di una volontà spirituale che si
afferma attraverso la concretezza della condizione
terrena» (Fortini).
L'ultima poesia montaliana, da Satura ad Altri versi,
sorprese tutti per la novità di modi e toni e di poetica
(ma non di ideologia): la degradazione al livello
comico-realistico e satirico qui operata è lo scotto
necessario per riaprire il discorso poetico. Le ombre
proiettate già nella Bufera sugli sviluppi di una società
insensata trovano in Satura e nelle successive raccolte
piena espressione e un linguaggio adeguato (la prosa, il
nonsense, la filastrocca, la parodia, il motto sentenzioso
e via dicendo, con attitudine sperimentalistica). È il
modo montaliano di adeguarsi ai tempi e insieme di
continuare ad essere un testimone inflessibile del proprio
tempo. |
|
|
|