Letteratura italiana: Luigi Pirandello

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Parliamo di

  Autori del Novecento italiano: PIRANDELLO
Critica all'opera
  Gerardo Guarneri

 


L'uomo dal fiore in bocca
 

Dialogo in un atto rappresentato nel 1923, e tratto con poche varianti dalla novella "Caffè Notturno". Il breve atto si svolge di notte, in un caffè, tra un uomo su cui pesa un verdetto di morte (affetto da epitelioma il "fiore in bocca"), e uno che ha perduto il treno ed è costretto a passar la notte seduto a un tavolino. Ma il dialogo si riduce a un lungo monologo dell'uomo presso a morire, e che analizza le sue sensazioni, sapendo che sono le ultime, con l'animo turbato da questa condanna. Così, come è impossibile che "le case di Avezzano, le case di Messina, sapendo del terremoto che di li a poco le avrebbe sconquassate, avrebbero potuto starsene tranquille sotto la luna, ordinate in fila lungo le strade e le piazze. Case, perdio, di pietra e travi, se ne sarebbero scappate!". Qui si svela l'impressionismo pirandelliano: la voce umana, sulla porta del sensibile, è più che mai cupa e sensitiva. All'uomo dal fiore in bocca, così tristemente lucido, sono più chiari il senso della perdita, il fisico ragguaglio di ogni conoscenza: non rimpianti, non rimorsi, non ricordi, ma l'immediata presenza di cose rese tanto più care dalla certezza dell'abbandono. Nessuna esperienza morale può affermarsi di contro a questa solitudine del godimento e allo spavento, contemporaneo alla vita, della morte. Questa meditazione pirandelliana è un soliloquio disperato e legato ai sensi. Il risultato della morte è una fine dei sensi, la speranza una realtà dei sensi. Così la morte è una forza misteriosa e sensuale, rimasta naturale malgrado ogni tentazione della civiltà, ogni allettamento. E l'intensità di questo atto unico deriva appunto dalla immediatezza della sensazione.


Con Pirandello la dialettica si fa poesia. (Tilgher)

 

Luigi De Bellis