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Tutto è
accaduto |
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Romanzo di Corrado Alvaro. L'opera
nacque dallo sviluppo di un lungo racconto del 1944, e l'Alvaro
vi si dedicò fino alla metà dell'anno successivo,
trascurandone la revisione definitiva per procedere a un
nuovo allargamento della materia. Frutti di questo
allargamento, compiuto a ritroso nel corso delle vicende
raccontate, furono L'età breve - uscito nel 1946 - che è
la storia del protagonista Rinaldo Diacono fino alle
soglie dell'adolescenza, e Mastrangelina che - pubblicato
postumo (1960) - mostra il personaggio in una stagione
intermedia, senza tuttavia accompagnarlo ai trentatré anni
che egli ha all'inizio di Tutto è accaduto. Terzo tempo,
dunque, di una trilogia indicata dall'A. come Memorie del
mondo sommerso, e intitolato dapprima Una posizione
sociale, Tutto è accaduto segue Rinaldo Diacono nella Roma
del trionfante fascismo sino alla caduta del regime
mussoliniano. Egli è, nella sua apparente solitudine di
uomo affannato e dubbioso, il tipico esempio di una vasta
categoria di cittadini: nemica della dittatura, manifesta
anche clamorosamente la sua ostilità mettendo in subbuglio
una rappresentazione dell'Amleto con una sarcastica
frecciata al putridume della società italiana, e in altra
occasione affrontando con indignato impulso la violenza di
sei energumeni. Ma nella sua rivolta c'è più un oscuro
ribrezzo che un'animosa forza ideale: come il prigioniero
di una cella troppo buia, che finisce col perdere il senso
del mondo esterno e col sentirsi legato ai propri aguzzini
in un ambiente immerso nel vuoto, così Rinaldo Diacono
sprofonda tra neghittose disperazioni. Vittima senza sogni
di riscatto, si lascia involgere da un'accidia stupefatta:
diventa "un uomo alquanto sospetto, e a molti antipatico
perché non chiaro"; vive nella passività degli schiavi che
spingono la rassegnazione a una sorta di disumana
complicità con i loro carnefici. E la liberazione del 25
luglio muterà ben poco nell'animo di quest'uomo che, pur
chiamato a dirigere un giornale, continuerà a respirare i
veleni di un'ottusa ferocia ormai stagnanti per sempre. Le
ultime parole del libro dicono, appunto, di una "vita
ridotta al semplice istinto di conservazione, con l'idea
di un grande fallimento". Il romanzo è la più drammatica e
angosciosa interpretazione della nostra storia fra le due
guerre; né sarebbe giusto attribuire alla fantasia del
romanziere Alvaro
un pessimismo già altrettanto vivo in molte pagine dell'Alvaro
saggista e autobiografo; basterà ricordare il suo diario
Quasi una vita, molti spunti del quale - immagini,
riflessioni, esperienze di cronaca giornaliera -
ricompaiono nel tessuto del romanzo e spesso con
un'evidenza che l'Alvaro avrebbe sicuramente attenuato
nella revisione che gli fu impedita dalla morte. D'altra
parte, nonostante l'incompiutezza del lavoro portato a
termine ma non ripulito, qui l'Alvaro
è in uno dei momenti più alti della sua ispirazione: la
moralità risentita e dolente, l'austera religione del vero
anche negli aspetti più penosi, la probità di una
testimonianza mai velata da polemici giudizi, in Tutto è
accaduto danno vita a un affresco solenne indimenticabile.
Quando, per esempio, il protagonista assiste a una
comparsa del dittatore in teatro - pallido,
melodrammatico, gonfio di cattive letture tra i fremiti
delle dame incuriosite - o si trova a un orgiastico
convegno di autorevoli personaggi, la pagina tocca una
potenza rappresentativa davvero eccezionale in tutta la
nostra moderna letteratura.
Ferdinando Giannessi
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