Le opere di Ugo Betti

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Parliamo di

  Ugo Betti
Analisi opere
 1 L'aiuola bruciata 
2 Canzonette - La morte
3 Le case
4 Corruzione al palazzo di giustizia
5 Delitto all'isola delle capre
6 Il diluvio
7 Frana allo scalo nord
8 Il re pensieroso
9 La regina e gli insorti

 


L'aiuola bruciata
 

Dramma in tre atti rappresentato per la prima volta il 24 settembre 1953 a San Miniato e pubblicato postumo, con altri drammi del Betti, a Bologna nel 1955. Andati volontariamente a vivere presso il confine di un paese immaginario, nella sede riattata di una vecchia dogana in abbandono, Giovanni, uomo politico, rivoluzionario di grande rilievo ma ormai scaduto nella considerazione dei suoi, e Luisa sua moglie, si ripiegano angosciati sulla tragedia che li ha colpiti: l'unico loro figliolo, il giovinetto Guido, lasciato solo in casa, è stato trovato sfracellato su una aiuola bruciata. In preda a una sognante follia, la madre giorno per giorno si smarrisce dietro fantasmi di voci e di immagini che ingombrano la sua parte di rimorso, e invano cerca di ricostruire il fatto inspiegabile (alla fine Giovanni rivelerà a Luisa che il figlio non morì per disgrazia, ma si tolse la vita). Giungono intanto alcuni vecchi compagni di lotta, e propongono a Giovanni di recarsi con un drappo bianco alla frontiera, ove sono attesi da una delegazione del paese confinante, per cercare di metter pace fra due popoli che rappresentano due mondi, due ideologie opposte, e giovare così alla causa. Ma la verità è che alle mene dei politicanti è necessario un morto e questo morto designato è lo stesso Giovanni (un compagno nascosto dovrà infatti uccidere il primo, che varcherà il confine, provocando in tal modo una guerra risolutiva). Ignaro di tutto, non più convinto che l'errore sia solo di "quelli di là", Giovanni finisce col cedere, anche perché Nicola, il nuovo capo, s'è rifiutato fingendo una grave malattia. Ma Rosa, figlia di un fornaio cresciuta nelle idee rivoluzionarie, lo avverte del tranello. Giovanni tenta di fuggire, ma è tradito dalla moglie che lo odia, ritenendolo responsabile della morte del figlio, e lo denuncia al partito. Sarà la piccola Rosa a spingersi avanti col drappo bianco, e a cadere colpita a morte. Giovanni prende tra le braccia, pegno d'amore, la creatura esanime e s'avvia, mentre in tutti c'è la speranza che l'aiuola (la terra) possa rinverdire. "Diremo ciò che occorre, e ci ascolteranno". Il dramma, cosa frequente nel teatro di Betti, è come inceppato da nuclei di motivi che faticano a risolversi in piena compiutezza espressiva. Il desiderio di sciogliere l'angoscia della solitudine e l'ansia di capire che cosa significhi sentir la morte da presso, sono i temi che animano alcune delle scene più riuscite, mentre il sentimento della responsabilità, altro motivo fondamentale nel teatro bettiano, assume qui dimensioni più vaste divenendo responsabilità collettiva.
Alfredo Barbina
 

 

Luigi De Bellis