Analisi opere di Giovanni Papini

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Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
Autore recensione
Carlo Cordiè

 


Il crepuscolo dei filosofi
 

Opera polemica "Libro di passione e perciò d'ingiustizia",è noto come pretesto di biografia intellettuale più che come studio di sistemi o come discussione problematica. È il primo libro dell'autore e contiene in germe alcuni motivi che meglio si svilupperanno nella polemica vera e propria o nella confessione narrativa. Il giovane Papini, dopo un'affannosa e disorganica ricerca della verità, sente disinganno della filosofia: fa perciò un processo ai maggiori rappresentanti del pensiero dell'Ottocento, "presi come uomini vivi, concreti e determinati", per mettere alla "tortura quelle tre o quattro loro idee", e dopo averle malmenate cerca di "gettarle via come inutili carogne". La "liquidazione generale" di una filosofia che non è né scienza né arte ed è un miscuglio di tutte e due "senza riuscire a essere uno strumento di azione e conquista" spiega il modo con cui sono "aggrediti" Kant, Hegel, Schopenhauer, Comte, Spencer e Nietzsche, e d'altra parte pone l'esigenza di un pragmatismo completo che risolva i più importanti problemi della vita. Dotato di un "valore personale" che avrebbe avuto il riconoscimento dalla posteriore opera dell'A. questo libro poté colpire i lettori per l'irruenza delle frasi polemiche e la caustica vivacità delle posizioni di fronte al passato. Il carattere letterario e retorico spiega come Papini abbia conservato nelle stampe, anche dopo la Storia di Cristo, il testo di tanta diatriba, e abbia omesso fin dall'edizione del 1914 il capitolo finale, altezzoso ma aperto, "Licenzio la filosofia", nel quale tentava di esprimere un proprio pensiero. Non confessione artistica come Un uomo finito e non esigenza costruttiva come i saggi Sul pragmatismo, deboli anche se legati alla formazione dello scrittore, questo Crepuscolo ci appare come la prima violenta testimonianza di uno spirito, che anelava alla risoluzione dei fondamentali problemi dell'essere, e che tuttavia, per una posizione inconsideratamente retorica, sempre più vacillava dinanzi a una meditazione rigorosa. D'altra parte nel desiderio di una vita di pensiero e di polemica che non fosse vuota letteratura o adeguamento professorale alla tradizione, il libro indicava uno dei caratteri più interessanti di Papini, avido delle astrattezze della cultura e pur sempre preso nel gorgo di un sentimento immediato della vita.

 

Luigi De Bellis