Le opere di Corrado Alvaro

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Parliamo di

  Corrado Alvaro
Analisi opere
1 L'età breve
2 Gente in Aspromonte
3 Itinerario italiana
4 Poesie grigioverdi
5 Quasi una vita
6 Racconti
7 Tutto è accaduto
8 L'uomo è forte
9 Vent'anni

 


Gente in Aspromonte
 

Raccolta di tredici novelle. La prima dà il titolo a tutta la raccolta e ha il respiro di un vero, seppur breve, romanzo. In questi scorci di vita regionale (calabrese), A. ha rinnovato la tradizione verghiana, fondendo con intenso vigore gli elementi del paesaggio con quelli del costume popolare, e i motivi sociali della miseria con quelli psicologici della passione e della sensualità. Grava su ogni racconto una concezione fatalistica della vita umiliata sotto il peso di una duplice condanna (della povertà e della morte), che si identifica liricamente con l'ombra minacciosa di un unico destino avverso. Il primo racconto rivela quasi esplicitamente la sua matrice verghiana nell'impostazione del contrasto sociale fra possidenti esosi (Filippo e Camillo Mezzatesta) e dipendenti tiranneggiati dall'egoismo dei padroni e dalla cattiva sorte (il pastore Argirò e i figli suoi, Antonello e Benedetto). Quando all'Argirò precipitano quattro buoi da un burrone, Filippo Mezzatesta (che ne era comproprietario) rimane insensibile alla sua sventura e gli rifiuta ogni aiuto. L'Argirò è costretto così a ricorrere all'appoggio di uno strozzino e ad affrontare la miseria più nera. Nell'intento di uscire da una condizione di inferiorità e di salire socialmente, decide allora di por fine a questo stato di cose facendo studiare da prete il figlio Benedetto. Senonché l'altro figlio, Antonello, non regge agli stenti e torna a casa sfinito; e i figli di Camillo Mezzatesta, a loro volta, uccidono la mula dell'Argirò. Le forze della società e della natura si mettono contro al suo drammatico sforzo. Ma quando la sopportazione è giunta al massimo, esplode l'istinto della vendetta: Antonello stermina il bestiame di Camillo Mezzatesta e ne distribuisce la carne ai compaesani; quando giungono i carabinieri per arrestarlo, esulta di poter finalmente parlare con la giustizia e difendere la sua causa. Negli altri racconti il fatalismo si ispira più di frequente a vicende d'amore, in cui la sensualità sconfina nella gelosia e nell'odio, il senso dell'onore provoca la violenza, l'istintività pagana si mescola alla superstizione religiosa in un clima favoloso. In "La pigiatrice d'uva" una minaccia di tragedia aleggia nell'implacabile calura estiva sotto la spinta di una sensualità selvaggia (la pigiatrice è stata di tutti, tranne dell'uomo che ne è innamorato). In "Coronata" il tema romantico dell'amore fatale sconfina nella leggenda: una giovane è costretta a partecipare a una cerimonia di grazie alla Madonna in riconoscenza della guarigione ottenuta. Ma, fra le urla e i pianti, viene rapita da un uomo a cavallo: è il suo amante. Da quel momento la famiglia la considera morta. Questo tema della forza dell'amore ritorna con sfumature diverse in quasi tutte le pagine successive: con tono patetico o trasfigurato in "Teresita", "Romantica", "Innocenza", sotto forma di sacrificio o di ricordo fedele o di pietosa generosità; con toni più accesi in "La signora Flavia", "Temporale di autunno", "Casa dorme", sotto forma di corrotta malizia o di ribellione o di terrificante scoperta. Ma appare sempre una linfa inestinguibile, la cui fonte è impastata di peccato e di dannazione, e i cui doni non restano mai senza pedaggio. Il taglio narrativo è secco, incisivo, senza concessioni al descrittivo o al romanzesco, in una prosa di forte concentrazione drammatica che ha costituito un caso originale nella narrativa fra le due guerre e un prezioso raccordo fra il verismo dell'Ottocento e il recente neorealismo.
Giorgio Pullini

 

Luigi De Bellis