Analisi opere di Benedetto Croce

   Home        

 

Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
Autore recensione
Ernesto Codignola

 


Saggio su Hegel
 

Opera uscita nel 1907 col titolo Ciò che è vero e ciò che è morto nella filosofia di Hegel, ristampata in seconda edizione col titolo Saggio su Hegel (1913). L'autore si propone di esaminare i nuovi aspetti di verità rivelati da Hegel e i limiti della sua speculazione. La trattazione del problema degli opposti costituisce il punto fondamentale di quel sistema e, insieme, il nucleo fecondo di verità che il pensiero speculativo dovrà sviluppare. La mente umana si è sempre travagliata intorno al problema degli opposti; le soluzioni monistiche hanno volta a volta affermato reale l'uno o l'altro dei due termini, dichiarando illusorio il suo opposto; i sistemi dualistici li hanno invece affermati insieme. Ma gli opposti non sono illusione, e non è illusione l'unità: la quale, se vera e concreta, non è coincidenza (che sarebbe immobilità o annullamento), ma sintesi di opposti, cioè movimento, svolgimento. L'unità non ha dunque di fronte a sé l'opposizione, ma l'ha in sé. La teoria logica che coglie la realtà come svolgimento è la dialettica, la quale consta di tre termini: tesi, antitesi, sintesi. Triade fondamentale che comprende in sé tutte le altre: essere, nulla, divenire. Nel divenire abbiamo dunque il primo concetto concreto. L'antitesi dell'essere e del non-essere è dualismo fondato sulla opposizione reale: se non ci fosse il termine negativo, non ci sarebbe lo svolgimento. La vita è lotta incessante contro il momento della negazione, è dramma; bene e male sono termini opposti e correlativi; la sintesi dialettica li nega entrambi, conservandoli entrambi. Tutta la realtà è svolgimento, storia; lo spirito è nulla fuori del suo svolgimento storico. Questa verità, già potentemente intuita da Vico, è da Hegel definitivamente acquisita al pensiero moderno. Ma nella confusione fra la categoria logica dell'opposizione e la categoria logica della distinzione è il primo grave errore di Hegel, concetto filosofico, l'universale concreto o Idea è insieme sintesi di opposti e sintesi di distinti: ma non è possibile ricondurre il nesso che lega fra loro i momenti della distinzione al semplice rapporto di opposizione. Nell'unità dello spirito noi distinguiamo la sfera dell'attività teoretica da quella dell'attività pratica e parliamo di fantasia e di intelligenza, di diritto e di moralità; ciascun distinto, o forma o grado, conserva, pur nel rapporto cogli altri distinti, una sua autonomia: l'attività artistica e logica, economica e etica sono i gradi attraverso i quali si svolge l'unità dello spirito. Ma a differenza degli opposti, che fuori della sintesi sono mere astrazioni, ciascuna forma distinta è concreta e reale. La dialettica dei distinti ha un processo diverso da quella degli opposti; giacché i gradi, considerati nella loro distinzione, sono il concetto dello spirito nelle sue determinazioni e non già il concetto universale nella sua intima costituzione di sintesi degli opposti. L'errore logico di Hegel consiste dunque in ciò che egli concepì al modo della dialettica degli opposti il nesso dei distinti e credette di cogliere il loro rapporto applicando ad esso la forma triadica. Il non avere inteso l'autonomia e concretezza dei momenti spirituali impedì ad Hegel di intendere l'autonomia della storia. Egli pose l'idea di una filosofia della storia intesa come "contemplazione pensante della storia", cadendo così in un dualismo di concetto e di fatto, di razionalità fuori della realtà e di realtà fuori della razionalità. La stessa posizione troviamo nella trattazione della filosofia della natura, la quale, intesa fuori dell'indagine naturalistica, è scienza astrattamente vuota. È questo il secondo grande abuso che Hegel fece della sua scoperta logica: dopo aver confuso la dialettica degli opposti con quella dei distinti, venne a confondere la dialettica dell'assoluto con quella del contingente. Questo secondo abuso è comunemente noto; ed ha più d'ogni altra cosa contribuito a screditare la filosofia hegeliana. Ma il rifiutare in blocco questa filosofia è stato cagione della povertà e vacuità in cui sono caduti nella seconda metà del sec. XIX gli studi filosofici: la coscienza moderna non può né accettare tutto Hegel né tutto rifiutarlo.  

 

Luigi De Bellis