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Opera uscita nel 1935. In essa tutti i particolari
problemi di estetica e di critica, che l'A. è venuto
svolgendo dai primi anni del secolo, trovano
un'esposizione complessiva, che in qualche punto anche
segna un avanzamento fondamentale sulle precedenti
posizioni. Una verità nuova è, per il suo rigore e per le
sue conseguenze, la distinzione, già avvertita da altri,
ma confusamente secondo il Croce, tra poesia e
letteratura, cioè tra l'intuizione estetica che risolve la
totalità dell'esperienza spirituale nella purezza del
fantasma lirico, obliando ogni altra finalità estranea, e
l'espressione letteraria, la quale consiste "nell'attuata
armonia tra le espressioni non poetiche, cioè le
passionali, prosastiche e oratorie o eccitanti, e quelle
poetiche, in modo che le prime nel loro corso, pur senza
rinnegare se stesse, non offendano la coscienza poetica e
artistica". La letteratura pertanto non perviene, come la
poesia, a un grado di liricità cosmica e caratteristica a
un tempo, ma si contenta di esprimere in una forma
decorosa, splendida e misurata, le molteplici esigenze
umane, e ora ritrae al vivo il dramma d'una coscienza
morale, ora la raccolta trepidazione d'un'anima religiosa,
ora gl'incantamenti dell'amore o i fasti della patria e
degli eroi, e talvolta anche sembra obliare tutto, per
sorprendere lo spirito che nell'intimità contempla se
stesso e con ciò sembra elevarsi alla poesia, ma in fondo
quel che prevale è a volta a volta o l'interesse religioso
e morale o il richiamo dell'attenzione su determinate
verità e situazioni o l'effusione sentimentale, e cioè
complessivamente prevale il proposito di dilettare,
intrattenere e anche istruire, come già avvertirono i
retori antichi. Dopo tale fecondo chiarimento il Croce
indaga il processo di rievocazione, interpretazione e
caratterizzazione della poesia, per cui dall'immediato
rivivere le impressioni fantastiche nella loro purezza
s'arriva via via, rinnovando in sé l'esperienza artistica,
a un'adeguata valutazione storico-estetica. Quanto alla
formazione del poeta se, come è naturale, il Croce rigetta
le pretese di una precettistica che con rigide leggi vuol
dirigerne i passi, non intende negare la necessità che
questi coltivi il suo genio nell'assidua consuetudine con
la grande poesia. E perciò se è vero che poeta si nasce, è
altresì vero che poeta si diventa. La trattazione termina
ribadendo il concetto che ne è stata l'idea direttiva: che
non la Poetica, ma l'Estetica è stata la guida del libro,
perché non esiste teoria delle arti particolari con leggi
loro proprie; il ritmo, che è l'anima dell'espressione
poetica e per mezzo della poesia si trasmette alla
letteratura, "è proprio di ogni arte e torna in ciascuna
di esse con questo o con altro nome e in ciascuna di esse
prende le sue vie". Perciò "per ciascuna delle singole
arti... i problemi e i concetti estetici sono i medesimi",
anche se "nell'una o nell'altra essi si presentano sovente
sotto forme e con parole che non ne lasciano riconoscere
alla prima la medesimezza". L'ultima parte del volume
accoglie numerose postille critiche con cui il Croce,
oltre agli orientamenti bibliografici, cura di dare al
lettore preziose, se pure occasionali, indicazioni
storiche e teoretiche sul problema dell'arte. |