Alessandro Bonsanti: opere

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Letteratura
 

Rivista fondata a Firenze, nel 1937, da Alessandro Bonsanti. La prima serie, interrotta a tratti negli anni della seconda guerra mondiale, si conclude nel novembre-dicembre 1947; nel 1950 a Firenze e nel 1951 a Venezia vengono complessivamente pubblicati dodici numeri della rivista, che assume il titolo L.A. (Letteratura-Arte contemporanea) (appaiono, alternativamente, un fascicolo dedicato alla letteratura e uno dedicato all'arte); a far data dal 1953 la rivista si stampa a Roma, con l'originario titolo Letteratura, fino al 1968, quando cessa le pubblicazioni e muta per l'ultima volta il titolo in Arte e Poesia: in questa estrema fase della rivista, che si interrompe nel 1971, escono complessivamente quattordici numeri. Nella lunga e abbastanza tormentata storia di Letteratura è sicuramente decisivo il decennio iniziale: apparsa un anno dopo la fine delle pubblicazioni di "Solaria" (il cui ultimo fascicolo è del 1936, anche se reca la data del settembre-dicembre 1934), Letteratura si pone su un piano di esplicita continuità con la rivista di Alberto Carocci, rivendicando la centralità dello spazio letterario quale luogo privilegiato di un rifiuto del fascismo che si esprime in modo mediato e indiretto. Il rigore con cui i collaboratori di Letteratura, in parte provenienti dall'esperienza di "Solaria", in parte legati alle vicende della rivista cattolica fiorentina "Il Frontespizio" attendono al lavoro letterario e, particolarmente, la loro disponibilità nei confronti della contemporanea cultura europea, consentono alla rivista di Bonsanti di porsi come punto di riferimento obbligato per intellettuali e scrittori ostili ai miti razionalistici della cultura fascista. Tenuto conto dei limiti coattivamente "letterari" entro i quali Bonsanti e i suoi collaboratori si muovono, escludendo l'ipotesi stessa di una più diretta e bruciante compromissione in senso antifascista, appare evidente l'altissima qualità dei testi dei quali Letteratura si fa veicolo: si pensi solo che Carlo Emilio Gadda, presente già nel primo numero della rivista con "Meditazione breve circa il dire e il fare", vi pubblica, tra il 1938 e il 1941, i primi sette "tratti" della Cognizione del dolore e, nel 1946, Quer pasticciaccio; che nel 1938-1939 vi esce a puntate Conversazione in Sicilia (v.) di Elio Vittorini; che proprio su Letteratura Eugenio Montale anticipa alcune delle più importanti composizioni accolte nel 1939 nelle Occasioni (v.). Si aggiunga che, accanto a opere di così eccezionale rilievo, Letteratura ospita i più interessanti autori degli anni trenta e quaranta: tra i narratori, Romano Bilenchi, Antonio Delfini, Tommaso Landolfi; tra i poeti, non solo gli anziani Umberto Saba e Giuseppe Ungaretti, ma anche Attilio Bertolucci, Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo, Mario Luzi, Vittorio Sereni, Leonardo Sinisgalli. Il raffinato lavoro antologico attestato dalle prime annate della rivista di B. trova una ulteriore legittimazione critica e metodologica nella presenza dei critici italiani più agguerriti e più attenti alle nuove espressioni della narrativa e della poesia del Novecento: da Giuseppe De Robertis a Giacomo Devoto, da Alfredo Gargiulo a Sergio Solmi, fino agli studiosi della generazione più giovane quali Luciano Anceschi, Walter Binni, Carlo Bo, Gianfranco Contini, Oreste Macrì, Giancarlo Vigorelli. L'interruzione della prima serie di Letteratura, alla fine del 1947, segna una cesura decisiva: negli anni successivi la rivista tenta di allargare all'arte contemporanea il suo originario ventaglio tematico, continua ad avvalersi di collaborazioni di eccellente livello, ma resta, in qualche modo, sfasata rispetto al dibattito critico degli anni cinquanta e, più ancora, alla realtà dei rapporti culturali e sociali nell'Italia del secondo dopoguerra. In un contesto storico profondamente mutato, la strenua fedeltà "letteraria" della rivista di B. appare datata. Di qui, soprattutto negli anni sessanta, lo sforzo di aggiornamento e la ricerca di una maggiore articolazione di temi e di metodi che si esprime nelle nuove rubriche "Dopotutto" e "L'oggidì", aperte alla collaborazione di scrittori della nuova avanguardia. Si tratta, peraltro, di una coesistenza ardua e problematica che non si risolve in una coerente ipotesi di politica culturale: la chiusura delle pubblicazioni appare davvero come la ratifica di una "impasse" insuperabile.
Franco Contorbia

 

Luigi De Bellis