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Opera filosofica ampliamento e rifacimento, pubblicato nel
1908, della memoria dal titolo Lineamenti di una logica
come scienza del concetto puro (1904-5), e secondo volume
della Filosofia dello spirito. Intento dell'autore, che
già nell'Estetica aveva riportato l'arte alla sua fonte
originaria nello spirito, era di rivendicare la "serietà
del pensiero logico" di fronte all'empirismo e
all'astrattismo, ma anche alle dottrine intuizionistiche,
mistiche e prammatistiche, "che travolgevano col
positivismo, a giusta ragione avversato, ogni forma di
logicità". L'opera consta di quattro parti. Nella prima
tratta del concetto puro, del giudizio individuale e della
sintesi a priori logica; nella seconda della filosofia,
della storia e delle scienze naturali e matematiche, nella
terza delle forme degli errori e della ricerca della
verità. L'ultima è dedicata a sguardi storici sulla storia
della logica e la storia della filosofia, la teoria del
concetto e quella del giudizio individuale, la teoria
delle relazioni tra pensiero e parola e la Logica
formalistica, per concludere con una più precisa
determinazione del carattere della logica che l'autore
presenta e delle sue innovazioni rispetto al pensiero
logico tradizionale. A ristabilire il valore della
logicità nel concetto, che perciò determina come puro, il
Croce sottopone a critica quelli che egli denomina
pseudo-concetti, vale a dire finzioni concettuali, che le
scienze particolari e le matematiche traggono, con un
procedimento empirico, dai dati dell'esperienza epurati
con un mero processo di astrazione. Questi pseudo-concetti
mancano per l'appunto di quei caratteri di universalità e
assolutezza che contraddistinguono la conoscenza concreta,
quella cioè che è percezione stessa della realtà. Questi
caratteri li posseggono invece i concetti puri, che
attingono dal pensiero stesso la loro universalità e il
loro contenuto (bellezza, nell'arte; verità, nella logica;
utile, nell'economia; bene, nella morale). I
pseudo-concetti, come per esempio le leggi della natura,
sono generali, i concetti puri universali. E, poiché la
realtà è individua, poiché nulla si ripete in ritmo
meccanico, il concetto puro, mentre si afferma come
universalmente vero, è sempre individuale, esprime la
realtà nella sua individualità irriducibile; il
pseudo-concetto la esprime, al contrario, in una sua
genericità indifferenziata. Il concetto implica sempre in
sé un'opposizione: non è avvertibile il bello se non
contrapposto al brutto, ecc. Ma, oltre al principio
dell'opposizione, a spiegare la struttura logica della
nostra mente bisogna ricorrere alla dottrina dei distinti.
Il concetto di bello non è l'opposto di quello di utile,
ma è distinto da esso. D'altra parte, come sintesi di
universale e di individuale il pensiero non può pensare
che la verità. L'errore nasce da preoccupazioni pratiche o
passionali che interferiscono nel normale procedimento del
pensare logico e lo turbano. Lo sforzo compiuto dal Croce
con la Logica consiste per l'appunto nel rivendicare al
pensiero il carattere logico senza separarlo dalla realtà
viva che è sempre individua. Il positivismo aveva
abbassato l'umanità a natura e preteso quasi di spiegare
il mondo nostro con i procedimenti delle scienze
particolari e matematiche, che per definizione, ricorda il
Croce, sono astratte e non possono quindi cogliere la
vita, d'altra parte le correnti intuizionistiche,
pragmatiche e, in genere, irrazionalistiche, per opporsi
al meccanismo naturalistico del positivismo avevano finito
col negare lo stesso pensiero, che è e non può essere
assolutezza e universalità. L'universale, che il Croce si
sforza di definire, è a un tempo pura universalità a
priori e pregnante intuizione individuale. La storia si
risolve così nella filosofia ovvero la filosofia nella
storia. |