È la moglie di Franco Maironi nel
romanzo Piccolo mondo antico, capolavoro di Antonio
Fogazzaro. "Ella manca, rispetto a suo marito, di carità.
È un vizio della sua natura ed è anche un effetto della
sua fredda, scarsa, superficiale religione. Ella sente la
giustizia ma non sente la carità". Così nel giudizio del
suo autore, il quale ne ha fatto una creatura d'umanità
risentita, derivandone i lineamenti spirituali da un'amica
di sua madre, la signora Luisa Venini Campioni, alla quale
figura è dedicato Piccolo mondo antico. Ella vive nel
romanzo come l'antitesi di Franco. Razionalista e tepida
credente, vede anche nella morte della propria bambina un
atto di ingiustizia, perdendo del tutto quella fede, nella
quale Franco trova invece conforto. "Se veramente
bisognava fare i conti con una intelligenza, una volontà,
una Forza padrona degli uomini e delle cose, la mostruosa
colpa era sua" ella dice, nell'accecamento del suo dolore.
Né si accorge di lavorare, così, di fantasia, lei,
razionalista, la tepida credente, per trovare il dito di
Dio nella propria sventura. E quando, nel suo razionalismo
che nega il mistero, s'affanna a sondarlo, interrogando,
con un amico spiritista, i tavolini parlanti, nella
speranza di trovare una testimonianza non dell'esistenza
di Dio, ma della sopravvivenza della sua creatura, resta
ben umana, nella sua incoerenza. Specie di Niobe moderna,
ella vive nel nostro ricordo meno per le sue idee che per
questa sua umanità e per certi lampi d'umorismo caustico,
i quali le passano talvolta sul buio viso sconvolto dalla
tempesta interna.
Franco Maironi
È uno dei protagonisti di Piccolo mondo
antico. Ripete l'immagine del padre dell'autore, fervente
cattolico e patriota, innamorato della musica e dei fiori.
Disinteressato, generoso, ma, per la sua natura d'artista,
piuttosto contemplativo che attivo. Quando si decide a
emigrare in Piemonte, che nelle speranze dei patrioti
doveva liberare la Lombardia dal dominio austriaco, sua
moglie gli rivolge queste parole: "Chi sente il
patriottismo più di te? Nessuno. Bene, io avrei voluto che
tu cercasi di servirlo proprio davvero, poco o molto, il
tuo paese. Adesso vai in Piemonte, ma soprattutto perché
non abbiamo quasi più da vivere". La prova del dolore - la
perdita della sua unica creatura - sembra trasformarlo:
"Portarsi via i morti nel cuore, ritornare a Torino,
servir l'Italia, morir per lei". In effetto, si direbbe
che il suo desiderio d'azione, il suo stesso patriottismo,
nascano dal bisogno di consolarsi del dolore presente. La
sua intima esigenza, sorretta da una fede che lo arresta
sulla soglia de gli eterni misteri, è nell'accettazione:
in pianto o in riso, egli si acqueta nella poesia delle
tradizioni avite, della preghiera, dello slancio mistico
dinanzi alle meraviglie del creato. Si capisce che un
temperamento così si determini per il perdono, per la
carità, di fronte a Luisa sua moglie, la quale non sente
che la giustizia. Il perché di Franco nel romanzo è in
questa posizione antitetica: onde il contrasto di
sentimenti e di idee che governa dall'intimo tutta la
vicenda.