Analisi opere di Giovanni Papini

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Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
Autore recensione
Raffaele
De Grada

 


Storia di Cristo
 

Opera di Giovanni Papini, pubblicata a Firenze nel 1921. Sulla testimonianza dei Vangeli canonici e, talora, di quelli apocrifi, narra dalla nascita all'ascensione la vita del Redentore per invocarne la grazia e la giustizia verso l'umanità corrotta: perché tutte le generazioni rifiutano e crocifiggono il Cristo, ma nessuna come questa è caduta tanto in basso. La Storia di Cristo è il libro magno della conversione di Papini; il bestemmiatore ha portato la sua violenza al servizio della fede; l'"uomo finito" ha fallito nella sua pretesa alla divinità, si è dichiarato vinto e disfatto; rinasce come apostolo della fede e la difende con tutti i suoi mezzi oratori. Dal punto di vista storico la Storia di Cristo rappresenta l'ultimo tentativo di difesa tradizionale contro l'anarchia morale contemporanea. È una difesa non ragionata, ma impetuosa e travolgente, una multiforme adesione al verbo di Cristo senza nessuno scrupolo di conformismo cattolico. Anche la narrazione è condotta liberamente, anticipando e posponendo episodi e non curando la proporzione delle divagazioni, né i problemi scientifici ed esegetici. Il libro si apre con il simbolo della mortificazione: "la stalla", che è poi il simbolo della terra, sulla quale scende il Redentore; "sulla terra, porcile precario dove tutti gli abbellimenti e i profumi non posson nascondere lo stabbio, è apparso una notte Gesù, partorito da una Vergine senza macchia, di nulla armato che d'Innocenza". Papini conduce il racconto attraverso questi simbolismi, a volte assai complessi, che vogliono essere la sua interpretazione del Vangelo. "Molti hanno lasciato il Cristo perché non l'hanno mai conosciuto. A codesti, specialmente, vorrebbe giovare questo libro". Perciò sarà bene considerare la Storia di Cristo non soltanto come un documento letterario ma anche come opera di predicazione religiosa, con tutti i difetti che l'eloquenza papiniana comporta nei confronti del messaggio evangelico, così dissimile per spirito e per forma.

 

Luigi De Bellis