Analisi opere di Benedetto Croce

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Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
Autore recensione
Gino Franceschini

 


Storia d'Italia dal 1971 al 1015
 

Una certa spirituale unità delle genti racchiuse entro la penisola italiana preesisteva all'unità politica, e si può dire che, a differenza di quanto è accaduto in Francia, per esempio, ove lo Stato ha sollecitato il formarsi della nazione, in Italia la nazione è stato fattore determinante e decisivo dello Stato unitario. L'unità raggiunta parve opera di una piccola aristocrazia e precaria l'esistenza del nuovo Stato. Delusioni e sacrifici gravissimi, il prezzo del suo consolidamento. Quando con la caduta della "Destra" parve che si chiudesse il periodo eroico del Risorgimento e che all'improvviso declinasse quell'alto fervore morale, che lo aveva ispirato e sorretto, nella mediocrità dei nuovi ceti dirigenti, proprio allora invece si consolidarono definitivamente le posizioni raggiunte. L'opera della "Sinistra" non fu, a ben giudicare, che la prosecuzione, con più larga base di consensi, della politica liberale instaurata da Cavour. Bastò infatti che quelli che si professavano repubblicani o socialisti entrassero nell'ingranaggio dei parlamenti e accettassero lealmente il metodo della vita democratica, perché divenissero, come gli altri, liberali. Agli uomini della "Sinistra" spetta il merito d'aver via via allargato con le nuove leggi elettorali la base di consenso necessaria a una più piena vita dello Stato. Il governo centralizzato si dimostrò, coi suoi difetti, il più conveniente a un paese ove i municipalismi erano ancora sì vivaci e torpida la vita provinciale d'alcune regioni. Il pareggio del bilancio perseguito e raggiunto con eroici sacrifici, perché in esso appunto si voleva dare a sé e agli altri la prova che l'Italia s'era formata per intrinseca virtù e non per abilità di pochi e fortuna politica. Strumento prezioso a rafforzare la conseguita unità, si rivelò l'esercito, col sistema di reclutamento nazionale. Le ferrovie in continuo incremento creavano più stretti legami economici e spirituali tra le regioni. L'Italia tutta s'adeguava all'Europa e diveniva fattore non ultimo della civiltà di quella. Anzi proprio dall'Italia, tra il 1890 e il 1910, partiva quel vasto moto di rinnovamento, nel campo dell'estetica e delle discipline storico-politiche, che doveva conquistare rapidamente l'Europa e il mondo anglosassone in particolar modo. Allora l'Italia immise nel circolo vitale della sua cultura tutti gli sparsi motivi ideali del suo Risorgimento e ne scoprì le scaturigini nel pensiero vichiano. E nell'educazione ch'essa attuava del suo popolo, mediante le libere istituzioni, dette una irrefutabile prova della perenne vitalità del liberalismo, non in quanto partito politico, ma come forma più alta della cultura moderna. Storia pensata e scritta in un periodo di apprensione totalitaria, suona come nostalgica rievocazione e come energico incitamento a una riscossa per riconquistare quella libertà e responsabilità ch'è il vero fondamento di ogni vita etico-politica. Storia che non all'avvicendarsi dei ministeri o ad altri fatti estrinseci s'appoggia, ma ripone l'intima ragione degli eventi, nella vita morale d'un popolo e considera "il vero moto e il vero dramma negli intelletti e nei cuori".

 

Luigi De Bellis