Analisi opere di Giovanni Papini

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Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
Autore recensione
Raffaele
De Grada

 


Stroncature
 

Raccolta di saggi polemici. Fa seguito a una consimile serie. intitolata 24 cervelli: saggi non critici (Ancona, 1913) e costituisce una specie di storia delle simpatie e antipatie critiche e filosofiche dell'autore Infatti la cultura di Papini appare qui sottomessa a un trasporto di adesione o di repressione artistica e ideale verso un autore o un movimento, con il risultato di una parzialità che se toglie valore al giudizio, non diminuisce il sapore e l'originalità critica di questa prosa. Apre il volume un saggio del 1905 sulla Logica di Croce, in cui Papini critica il concetto crociano dello spirito conoscitivo puro e la conseguente teoria della scienza, in nome di un suo pragmatismo alquanto velleitario e immaginoso. Ancora più duro il saggio sull'Estetica crociana scritto otto anni dopo. Ora Papini si scaglia contro Croce: l'Estelira è, un trattato di cui non riesce a comprendere la fortuna, incerto com'è tra il non senso e il senso comune, tra la vuotaggine e la volgarità. Le ragioni di quella fortuna Papini le spiega brutalmente con la "gigantesca fortuna che incontrano in ogni tempo presso la maggior parte degli uomini i più decrepiti clichés quando siano truccati con un po'di civetteria e di mistero". Sullo stesso piano di critica, per quanto più acerbamente polemici, stanno "Sciocchezzaio crociano", "I miei conti con Croce", "Croce e Bergson". Naturalmente anche Bergson non è risparmiato; e, liquidati i filosofi, Papini passa ai poeti. Gabriele D'Annunzio è la prima vittima dell'impeto papiniano, nei due saggi "La Sagra dei Mille" e "D'Annunzio e il Frullane", che gareggiano in ferocia critica. Papini è stato uno dei primi a rimproverare a D'Annunzio la retorica della parola e del gesto. Ma D'Annunzio è in compagnia di nomi illustri variamente giudicati. C'è "Guido Mazzoni non poeta", il"Prof. Guido Mazzoni", del quale egli investe il carduccianesimo di mestiere; Emilio Cecchi ("la signora Emilia"), Sem Benelli ("il cenciaiolo della letteratura drammatica"), Luciano Zuccoli ("l'ufficiale di cavalleria"). Papini non risparmia neppure i giovani bastonati per amore, né gli stranieri né gli amici. Ma queste sono nel complesso stroncature benevole. Romain Rolland e Remy de Gourmont, Jonathan Swift e Tristan Corbière, Otto Weininger e Miguel de Unamuno, Cervantes e Danko tra gli stranieri; Renato Serra e Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi fra gli amici, sono i personaggi di questo chiarimento papiniano, i pretesti del suo dramma. Il sapore di colloquio col personaggio è tanto forte nelle stroncature che i saggi forse più belli sono dedicati ai grandi personaggi della poesia: Faust e Amleto che fanno compagnia al solitario Boccaccio nel campo esiguo dei non contemporanei. La prosa acuta e tagliente di Papini ha trovato i suoi momenti di massima felicità e brio proprio in Stroncature, anche se il libro deve considerarsi un esercizio polemico assai più divertito che improntato di cultura, e un documento utile alla comprensione dell'A. stesso piuttosto che un valido giudizio filosofico e letterario. In ristampe successive venne omessa la stroncatura di Emilio Cecchi. La raccolta di saggi fu continuata da Testimonianze: saggi non critici, Nuova serie dei "24 cervelli" (Milano, 1918).

 

Luigi De Bellis