Letteratura italiana: Analisi del Novecento

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Parliamo di

  Vincenzo Cardarelli
Analisi opere
Il cielo sulle città
2 Poesie
3 Prologhi viaggi favole
4 Il sole a picco
5 Solitario in arcadia

 


Il cielo sulle città
 

Raccolta di prose pubblicata a Milano nel 1938 e ivi, in edd. accresciute, nel 1943 e 1949. Una eccezionale unità critica stilistica circola nelle pagine di questo libro, "abbastanza inafferrabile per quel che riguarda il contenuto; ricco soltanto d'immagini, sensazioni e nostalgie" (son parole dell'autore): ma si tratta di immagini e nostalgie che non si enucleano arbitrariamente da un astratto disegno razionale, sibbene da un'autentica ricerca di profondità d'atmosfera che risolve in interpretazione lirica e celebrazione stupita il senso più profondo dei luoghi e delle civiltà. Questo è il valore e l'incanto dei brevi ritratti cittadini in cui il volume si articola, delle veloci ma intense visioni, di Ferrara ("mito di gioventù perenne", colmo di presenza femminile e poetica), della fluida Venezia, di Roma rinascimentale e barocca, del sensuale paesaggio marchigiano (dove, nella "Visita a Recanati", la visione si concretizza in un riconoscimento puntuale, ossessivo, dell'ambiente leopardiano: la casa, il giardino, la finestra "fornicatrice"; e alla fine si identifica, al colmo della partecipazione, con la sofferenza e la nostalgia della propria giovinezza). Qui la prosa disegna, in una sua flessuosa e cristallina tessitura, in una grazia immateriale, sentimenti puri, zone di storia in fantasia di leggenda, un'ansia di spazio e di prospettive grandiose, un tono di esaltazione che si acuisce nella solennità degli attacchi e nella scandita enfasi di certe chiuse: le linee architettoniche e paesistiche dell'oggetto divengono contenuto emotivo, che sprona la fantasia e raffina le virtù classiche dello stile. E il miracolo si rinnova nelle pagine sull'Etruria natia. Sì ricordi: "La tomba del guerriero", con quella visione di Tarquinia, città sacra "adagiata come un panno al sole", patria del dio etrusco ("Schizzò dalla zolla, a un colpo di vomere dato da un bifolco, ed era un fanciullo canuto: immagine della sapienza originaria e della spiga matura e argentea. Nato vecchio, scomparve rapidamente come l'erba del prato al tempo della fienatura"); e "Gli etruschi", dove, in toni liricamente rapiti, affiorano una favola originaria, un'atmosfera sacra di rivelazione, e il senso accorato e tragico d'un umano naufragio.
Arcangelo De Castris Leoni

 

Luigi De Bellis