Le opere di Corrado Alvaro

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Parliamo di

  Corrado Alvaro
Analisi opere
1 L'età breve
2 Gente in Aspromonte
3 Itinerario italiana
4 Poesie grigioverdi
5 Quasi una vita
6 Racconti
7 Tutto è accaduto
8 L'uomo è forte
9 Vent'anni

 


Vent'anni
 

Romanzo di Corrado Alvaro pubblicato a Milano nel 1930 e ivi riedito nel 1953 in forma riveduta, cioè sfoltita di alcuni episodi (un centinaio di pagine) e reintegrata di alcune pagine fino allora escluse. L'opera si presenta come un autobiografia di Alvaro ventenne, contadino, meridionale, al contatto con l'esperienza della prima guerra mondiale. Naturalmente il racconto, che ha ambizioni di romanzo, si riveste di un'apparenza di impersonalità, trasferendo l'esperienza di Alvaro a un personaggio di fantasia, Luca Fabio, che approda dapprima a Firenze e, in seguito, passa al fronte, sull'Isonzo. La vita militare ha per lui diversi significati complementari, tutti convergenti nel tema della sua formazione morale: significa uscire per la prima volta dal Sud arretrato e mitico, e, insieme, lasciare la campagna per la città, e, infine, uscire dall'adolescenza verso la giovinezza virile. Tutto un mondo nuovo gli si rivela, animato in particolare dall'amicizia del caporale Attilio Bandi, un giovane e sensibile borghese, (che Luca tenterà inutilmente di proteggere dalla violenza del combattimento), e dal fascino di Eva Amneri, una donna con cui Luca conosce l'avventura e la delusione. Egli giunge a Firenze con l'animo pieno di fantasie astratte: per lui la guerra è il grande pretesto di evasione, l'unica soluzione apparsa alla sua mente di ragazzo ormai deluso nelle ambizioni di grandezza: "Era come se si fosse fabbricato da sé questo destino, non ardiva neppure catalogarlo e definirlo, vi stava in mezzo come si sta nella vita, senza pensare se fosse bello o brutto, con la stessa forza di sofferenza dell'uomo che cerca ventura". E invece l'ambiente militare e poi il caos della guerra, sono destinati a deluderlo anche in questa sua ansia di evasione. La vita militare gli si rivela come un meccanismo astrattamente rigido di forme prive di significato, fino a toccare l'assurdo di ordini disumani nel clima rovente del fronte di guerra; e questa sgonfia ogni sua illusione di grandezza individuale e si offre allo sguardo come livellamento dell'individuo nella massa amorfa e avvilita, e come violenza abnorme che sfugge ormai al controllo delle previsioni. Ma quando pare che la crisi di Luca tocchi la sua acme nel crollo di ogni ideale, ecco che egli riesce a spremere dalla realtà dell'esperienza un significato formativo. La guerra assume ai suoi occhi per lo meno la funzione di disincantare l'individuo e metterlo a un continuo banco di prova con le difficoltà e la morte. Fabio si scopre, così, ad avere vent'anni solo di nome, e a conservare ancora inutilizzati i sogni della giovinezza senza più riuscire a crederci. Nella sua vita si è creato un vuoto che egli non riesce a colmare: ora che ha provato la guerra con tutto il suo orrore, non gli è più possibile conciliarsi con la vita borghese delle città in pace. Il libro si chiude con la perplessità sul futuro, in cui "tutto ci parrà un gioco inutile", e con l'inquieto bisogno di cacciarsi "in tutte le imprese più disperate, in tutte le cause sballate" per colmare il senso di inutilità. Se aver svelato al giovane soldato la vanità di ogni azione può considerarsi formativo, in questo senso la guerra è stata per lui formativa: lo ha fatto uomo. Il libro ha il suo difetto centrale nella povertà di respiro narrativo: la guerra non è quasi rappresentata, ma solo commentata dal pensiero di Luca-Alvaro. E perciò la mostruosità della sua violenza risulta più dichiarata che percepita direttamente. Né, d'altro lato, il discorso soggettivo di Luca-Alvaro ha una continuità e una penetrazione che riscatti le deficienze del racconto oggettivo: il libro si spezzetta, dopo un felice inizio, in pensieri ed episodi di breve arco. Ma, a parte questi scompensi, l'opera pone le basi per una anticonformistica interpretazione della prima guerra mondiale, conferendo al genere autobiografico una concretezza morale insolita negli anni intorno al '30. Per questi motivi costituisce una tappa importante nella storia di A. e un punto di riferimento per la narrativa critica degli anni successivi. 
Giorgio Pullini

 

Luigi De Bellis