IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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LE ORIGINI DELLA LETTERATURA

CECCO ANGIOLIERI: S'io fossi foco

 

Sonetto, il più celebre del suo Canzoniere. Il poeta vi esprime una serie, sempre crescente, di desideri: le trovate sono tali da colorire di per sé l'atteggiamento spavaldo di un uomo che da tutti si sente odiato. Egli dice che se fosse foco arderebbe il mondo, e se vento o acqua lo strazierebbe con tempeste e diluvi: se fosse Dio, lo sprofonderebbe. A tali vanterie l'Angiolieri aggiunge ancora che se fosse papa darebbe da fare a tutti i cristiani fino a condurli alla pazzia, e se fosse imperatore a tutti taglierebbe la testa. Peggio ancora, se fosse la Morte andrebbe a suo padre, e se fosse la Vita se ne allontanerebbe. E lo stesso farebbe con sua madre. Violente trovate: ma da giudicare alla luce del finale: "S'i'fosse Cecco, com'i'sono e fui, - torrei le donne giovani e leggiadre: - e vecchie e laide lasserei altrui", che svela la costruzione teatrale del componimento.
Questo sonetto è importante nella valutazione del poeta, poiché è stato spesso inteso come affermazione di individualità esasperata e violenta, quasi già di romantico che lotta contro la società. Sembra invece più consentaneo con i vari motivi delle Rime considerarlo come un'espressione ostentata del suo temperamento triste e selvaggio.
Carlo Cordié


CECCO ANGIOLIERI: Canzoniere

Cecco Angiolieri, senese (1260?-1312-13), è la figura più notevole tra i poeti realistici dell'antica poesia italiana, anche per quel colore scapigliato che dalla sua poesia, con la conferma di qualche documento, si riverbera sulla sua figura di uomo. Qualche critico ha addirittura creduto di poter vedere nell'Angiolieri un umorista tragico al modo romantico. In realtà è assai difficile dire fino a qual punto la sua poesia sia "atteggiata", e perciò è necessario attenersi sostanzialmente a essa, pur senza dimenticare che l'Angiolieri, coi toni così realisticamente marcati della sua poesia d'amore, perseguiva probabilmente anche un proposito di reazione alle delicatezze aeree e vaporose messe in voga dagli stilnovisti. Figlio di padre taccagno ma gaudente per suo proprio conto, Cecco impreca contro il destino che lo ha voluto a scuola di madonna Povertà il che, agli occhi della sua bella, lo rende più spregevole di un "muscione". La sua donna è Becchina, figlia di un "agevol coiaio", popolana di fresca fattura e di pronta lingua, prima arrendevole, poi, dopo aver fatto vuotare la scarsella dello spasimante, divenuta pungente e intrattabile, e passata infine a nozze con uno sberleffo per il povero Cecco. Il quale, dominato dalla passione della "donna, della taverna e del dado", i tre ideali della sua vita, dà libero sfogo ai suoi umori vituperevoli o appassionati e fantastici, imprecando contro il padre, di cui augura la morte, in una lunga serie di sonetti che hanno il loro apice nel sonetto più noto e più estrosamente e catastroficamente trionfale: S'i'fossi foco arderei lo mondo. E del padre Cecco annunzierà poi la morte in altro sonetto di un piglio macabramente gioioso. Talvolta Cecco ha l'aria di placarsi o di pentirsi, e ne escono sonetti di un umore torbidamente appassionato ma stridente, brevi pause di una cattiveria amara e spesso popolarescamente sguaiata. Qualunque sia la realtà biografica che sta dietro questa poesia, è certo che l'Angiolieri si è foggiata una sua poetica di temi e di forme ch'è tutto l'opposto della poetica stilnovistica, e applicata con ferme intenzioni d'arte. Dei rapporti dell'Angiolieri con Dante sono testimonianza due sonetti: l'uno verte sulla contraddizione che a Cecco parve di riscontrare nell'ultimo sonetto della Vita Nuova ("Oltre la spera che più larga gira"); l'altro, probabilmente in risposta a un sonetto, andato perduto, di Dante, è, nella sua irriverenza vituperevole ("Dante Alighier, s'i'son bon begolardo"), e nel suo genere, un modello di polemica ferocemente concreta nel linguaggio e popolaresca. Ma l'Alighieri, come dimostrano i sonetti contro Forese Donati, non era, nemmeno in questo campo, poeta da lasciarsi facilmente sopraffare.

Daniele Mattalia

© 2009 - Luigi De Bellis