IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

ARGOMENTI

Le origini della lingua italiana
Le prime manifestazioni del volgare
La lirica d'arte in Italia
Il tema d'amore nella poesia medievale
Poeti comico realistici
La prosa del Duecento
La scuola siciliana
La scuola toscana
 
AGGIORNAMENTI
 

HOME PAGE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LE ORIGINI DELLA LETTERATURA

GUITTONE D'AREZZO - Lettere


L'epistolario di Guittone d'Arezzo (circa 1230-1294), pubblicato nel 1745, comprende 36 lettere di argomento vario. Ne spicca, più nettamente atteggiata che non dalla sua produzione poetica, la figura di un Guittone moralista sentenzioso e sermocinatore, e ricercatissimo letterato. L'importanza storica e tecnica dell'epistolario guittoniano è nel fatto ch'esso rappresenta il primo epistolario in lingua volgare scritto con intendimenti schiettamente letterari e con la più insistente, minuta e implacabile applicazione dei procedimenti ritmici e stilistici suggeriti dalle "arti del dettare" medievali ("artes
dictandi"). Quei precetti, applicati al volgare, conferivano necessariamente alla prosa un ritmo e una tensione spiccatamente poetici; i due procedimenti facilmente si confondevano l'uno con l'altro, e l'epistola si componeva in rispondenze di suoni, di ritmi e di temi secondo un vago ma percettibile sistema strofico. Ben otto infatti delle lettere guittoniane sono scomponibili in versi, e tre di queste presentano uno schema ben preciso: in tutte poi il "numerus" del verso ondeggia e risuona in una forma palese e ostentata. La maggior preoccupazione di Guittone è quella di evitare il tono e la cadenza comuni del linguaggio parlato: allitterazioni, assonanze, successioni e ricorsi di suoni eguali, giuochi etimologici amplificazioni e sviluppi paralleli o simmetrici o antitetici, o incrociati di temi verbali e logici: conferiscono alla sua prosa quel suo tipico carattere che deriva dalla compresenza di elementi diversi e opposti: il rude e serrato vigore dell'argomentazione, baroccamente distratto, contorto o rarefatto dall'artificiosa ricerca stilistica. "Soprapiacente donna" comincia una lettera ch'è tutta uno sviluppo logico-verbale del tema della "compiutezza", e citata anche perché vi sembrano anticipate certe idee stilnovistiche; "soprapiacente donna di tutto compiuto savere, di pregio coronata, degna mia donna compiuta... l'onnipotente Dio mise in voi sì maravigliosamente compimento di tutto bene, che maggiormente sembrate angelica criatura che terrena, in detto e in fatto...".
Notissima è l'epistola ai fiorentini, scritta alquanto dopo la canzone "Ahi Lasso, or è stagion di doler tanto!", ma in stretta relazione con essa e nella quale coesistono nel modo più tipico l'agghindato artificio dello stile con una passionalità vigorosamente sentenziosa e requisitoria. Ammirato e imitato dai contemporanei, l'epistolario guittoniano va giudicato meno per le sue risultanze artistiche, che per il suo significato tecnico e letterario nella storia della prosa italiana del secolo XIII e XIV: esso è lo sforzo più notevole di nobilitazione letteraria del volgare italiano, ed è, perciò, nei suoi limiti, sulla linea dello sviluppo della prosa italiana che conduce al Convivio dantesco e al Decamerone del Boccaccio.
Daniele Mattalia

In Guittone è già matura la prosa italiana di pensiero, pur negli ondeggiamenti ritmici che talora la sospingono alla memoria del canto. (F. Flora)

GUITTONE D'AREZZO - Rime

Ha lasciato uno dei canzonieri più abbondanti del sec. XIII: gli sono attribuiti oltre 200 sonetti, 44 canzoni, sei ballate e otto abbozzi di epistole poetiche a schema metrico libero. Guittone è senza dubbio la figura di maggior rilievo di quel gruppo di poeti toscani che i manuali di storia letteraria, con una indicazione di puro comodo, pongono quasi a rappresentare il passaggio dalla scuola "siciliana" al "dolce stil novo"; e come tale lo riconobbe indirettamente anche Dante, la cui polemica letteraria si appuntò in modo particolare contro Guittone, dando origine a una tradizione critica assai severa. Nella produzione poetica di Guittone si possono distinguere nettamente le liriche giovanili, di argomento amoroso; le liriche di ispirazione moralistica e religiosa scritte dopo la conversione dell'autore, che entrò, nel 1265 circa, nell'ordine dei "frati godenti"; e il gruppo delle poesie di ispirazione politica e civile. Come poeta d'amore Guittone canta i temi della vecchia poesia con un'orchestrazione discorde, in cui raramente si conciliano i tre elementi caratteristici della sua forma poetica: una lutulenta ma larga vena verbosa, la preziosità e, infine, la tendenza a un'aspra condensazione espressiva e concettuale in cui è un'indubbia forza. Questa coesistenza di elementi opposti o diversi spiega la diversità dei giudizi sulla poesia di Guittone: Dante, per esempio, gli rimproverava l'uso di una lingua e di vocaboli plebei; ed è giudizio unilaterale, poiché Guittone è tra i poeti più ambiziosamente letterati del secolo. Il fondo è vigorosamente plebeo, ma nobilitato, agitato, qualche volta squilibrato dallo sforzo verso un'alta disciplina d'arte ch'è l'elemento storicamente più importante della poesia di Guittone, e lo fece riconoscere, per qualche decennio, dittatore della poesia toscana.
In Guittone infatti l'espressione può essere disuguale, aspra e arcaica, deformata dalla ricerca, a volte leziosa, ma mai stereotipa e comune: v'è in essa un piglio e un timbro che la fanno subito riconoscere, dando origine a una maniera, detta appunto guittoniana.
Rude ma efficace è Guittone nelle sue poesie di materia morale, nelle quali il tratto plebeo e il vigoroso arcaismo appaiono come la forma più adatta al moralismo chiuso e sentenzioso dell'autore. La più nota e forse la miglior lirica guittoniana è la canzone "Ahi lasso! or è stagion di dolor tanto" scritta in occasione della rotta subíta dai Guelfi a Montaperti (1260); animata da un pathos profondo e solenne e da un tono di vasto epicedio, venata di amare sentenze e di sferzanti sarcasmi. Montaperti non è una semplice battaglia, ma un vasto crollo: la libertà, la grandezza, la gloria, e anche l'onore. Questa ripresa del contatto con la vita e con le passioni del proprio tempo è il
soffio di vita nuova che Guittone e altri poeti toscani suoi coetanei immettono nell'ormai stereotipo e chiuso mondo della poesia italiana del sec. XIII.
Daniele Mattalia

... alquanto ruvido e severo, né d'alcun lume d'eloquenza acceso.
(Lorenzo il Magnifico).
Fu il primo forse che abbia dato miglior forma alla rima. (Foscolo).
Guittone non è poeta, ma un sottile ragionatore in versi. (De Sanctis).

Daniele Mattalia

© 2009 - Luigi De Bellis