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LE ORIGINI DELLA
LETTERATURA
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JACOPONE DA TODI: LA PENITENZA
ATTUATA NELLA MALATTIA
Nella società medievale la
malattia era comunemente
interpretata come un castigo
divino e appariva, soprattutto
quando produceva visibili
deformazioni fisiche, come segno
di colpa. Se la malattia è
punizione per i peccati
commessi, la buona salute può
essere considerata un premio per
chi abbia tenuto un
comportamento conforme a quanto
da lui ci si aspetta: il
mercante chiedeva profitto,
salute dell'anima e salute del
corpo; Giovanni Morelli fu
sconvolto dalla malattia e dalla
morte del figlio perché gli
pareva di non averle meritate.
Il cittadino agiato desiderava
essere ricordato come uomo
devoto e si preoccupava perciò
di impiegare una parte del suo
denaro nella costruzione di
edifici sacri che perpetuassero
la sua memoria.
Tutti questi parametri sono
rovesciati da Jacopone.
Con le formule del linguaggio
cortese, che assumono nel
contesto significato ironico, la
malattia è invocata quasi fosse
una manifestazione del favore di
Dio: la colpa che l'uomo deve
espiare è quella dell'uccisione
di Cristo ed è tale perciò che
nessuno sforzo individuale di
buona condotta può cancellarla.
I morbi siano i più ripugnanti,
accompagnati da quel fetor
fetente che induce tutti a
fuggire e provoca l'abbandono
del malato; la morte sia
dolorosa; la tomba, un ventre di
lupo; gli ultimi resti diventino
sterco d'animale. In cambio di
queste sofferenze Jacopone
chiede non la santità, ma di
diventare incubo e visione
terribile per altri uomini. Egli
respinge così, accomunandoli in
una condanna totale, tutti i
modi in cui suoi contemporanei
tentavano di conciliare
l'attaccamento alla vita e il
timore di Dio e di allontanare
da sé con la devozione le paure
della morte e dell'inferno.
Elenca malattie e di ciascuna
coglie i particolari più
sgradevoli, dando della
corporalità esclusivamente
un'immagine di disfacimento .
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Daniele Mattalia |
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