SOLO E PENSOSO I PIU' DESERTI
CAMPI
Il sonetto Solo e pensoso è
stato analizzato con precisione
da Hugo Friedrich, il quale ha
messo in rilievo il ritmo lento,
dei gesti corporei e dei moti
interiori, che domina il
sonetto.
Il tema è la solitudine
dell'amante in un paesaggio
deserto che egli percorre
pensieroso. Quale paesaggio?
Esso resta indeterminato. I suoi
elementi vengono accennati solo
con dei plurali generici: v. 1,
vv. 9-10, v. 12. Esso
costituisce, senza né un luogo
né un tempo preciso, la scena di
un avvenimento più interiore che
esteriore, che non è unico, ma
al di fuori del tempo, ha quindi
la ripetitività di un fatto
primordiale come avviene per lo
più nella lirica. Il fatto si
manifesta come monologo, che
prende lo spunto da un dolore
imprecisato, una malinconia, di
cui si sa soltanto che si tratta
di una fuga dagli uomini, di una
gioia che si è spenta, di un
intimo ardore. Paesaggio
indeterminato, dolore
indeterminato, questo in fondo è
tutto. Tuttavia si vede come
ambedue siano legati l'uno
all'altro. Solo la natura
solitaria sembra poter
comprendere la malinconia
dell'amante e potergli offrire
protezione e sicurezza. Così
sembra, ma la realtà è ben
diversa. Anche nella natura egli
incontra l'amore a cui non può
sfuggire (strofa IV).
L'impossibilità di scampo
interiore è anche esteriore. La
natura incline all'ascolto e
alla comprensione non può essere
d'aiuto. Pur essendo l'unico
luogo, in cui l'amante può
meditare con se stesso, essa non
lo sottrae alla sua pena. Tutte
le tappe del monologo sono gesti
del corpo, ancora una volta un
camminare. Per tutto il sonetto
dura questo lento camminare,
anche se vi si accenna solo con
poche parole. Lo schivo spiarsi
attorno della prima strofa è
accordato ad esso, come il
colloquio con Amore alla fine,
ed anche le riflessioni nelle
strofe centrali avvengono
durante il cammino. Così il
sonetto è un unico andante - il
termine è inteso tanto
contenutisticamente quanto in
senso musicale - ed è un esempio
della cura con cui il Petrarca
riusciva a mantenersi nel campo
espressivo prescelto. Condizione
psicologica, atteggiamento
corporeo, paesaggio sono in
completo accordo fra di loro, ed
è difficile a dirsi che cosa si
imprima più profondamente nella
memoria, se il passo misurato o
lo stanco sconforto, perché
ambedue sono una cosa sola ed
esprimono quella compenetrazione
di anima e oggetto che è un
privilegio della lirica.
Stilisticamente il sonetto è
costruito secondo la legge del
raggruppamento a due. Due
aggettivi simili lo introducono,
altri due sono alla fine del
secondo verso, e ancora nel v.
12: «solo e pensoso... passi
tardi e lenti... aspre vie né
selvagge». Il doppio ritmo è in
questi casi più importante delle
varianti di significato. Anche i
sostantivi che si susseguono nei
vv. 9-10 sono a gruppi di due. I
periodi nella prima e nella
seconda strofa comprendono
rispettivamente due membri
suddivisi sulle due coppie di
versi. Tutto il sonetto si muove
così in una simmetria
ondeggiante. La malinconia del
contenuto, la dissonanza che
viene a manifestarsi fra l'io e
la natura si sciolgono in
un'armonia equilibratrice. Ciò
che sembra essere in opposizione
si riconcilia nella simmetria.
Il testo canta un dolore e lo
placa nell'arte.