LAUDI
Si
è molto discusso se la
religiosità del Magnifico sia
sincera. A noi pare di sì,
purché s'intenda che essa sorge
dal suo stesso umanesimo,
dall'insoddisfazione della
perenne ricerca di nuovi motivi
e dall'aspirazione a riposare in
qualcosa di sicuro: religiosità
tipicamente neoplatonica che
attraverso l'amore ai beni
terreni vuol giungere al bene
perfetto, di cui essi non sono
che ombre. Alcune delle Laudi
più personali, ci mostrano
questo itinerario spirituale:
"Tu sei per tutto, in ogni
luogo, o Dio - e in alcun luogo
non ti trovo mai". Stanchezza di
una vita dispersa, desiderio di
pace, affannosa, delusa
aspirazione mistica. Il tono, se
non è più intellettualistico
come nelle opere neoplatoniche (Altercazione
e Capitoli), rimane indefinito,
e gli si addice il grave
endecasillabo. La più commossa e
significativa è: "O Dio, o Sommo
Bene, or come fai?". In altre
laudi invece il trascendente non
è cercato nell'intimo, ma veduto
nel fatto simbolico della
religione rivelata, nelle figure
di Cristo e della Vergine, nella
tradizione cattolica, concreta e
figurativa. Il sentimento
s'incarna nell'immagine, di un
realismo popolaresco,
ingenuamente materiale, che ti
rammenta le statue di cera, coi
rivoli rossi di sangue colanti
per le carni giallastre:
espressione più idonea al
temperamento artistico del
Magnifico, se pure più esteriore
nella sua espansiva sincerità.
In linee sintetiche si fissano
con immediatezza semplici
motivi, impressioni visive, e i
versi sono brevi e cantanti, sul
rapido ritmo delle ballate. Non
a caso essi s'intonano sulla
stessa musica: diversi per
contenuto, erano affini per
arte, e in entrambi il Magnifico
si faceva voce del suo popolo,
delle sue superficiali
commozioni, amorose e religiose.
Migliore di tutte è: "Vieni a me
peccatore", che ti rammenta un
crocefisso del Beato Angelico e,
più ancora, una terracotta del
Mazzoni.