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 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO
Jacopo Sannazzaro: Ecoglae piscatoriae

Opera dell'umanista napoletano Jacopo Sannazaro in cinque egloghe latine, scritta in varie epoche della sua lunga vita. Più che l'imitazione di motivi delle Bucoliche di Virgilio si sente nell'insieme la grazia tutta propria al poeta latino nel modo come sono ritratti gli incanti del golfo di Napoli. Così Licida piange sulle rupi di Procida e del Miseno l'amore della morta Fillide, e sullo scoglio di Mergellina Licone, un altro pescatore, parla alla natura infinita e al cielo stellato del tormentoso amore di Galatea; così Cromide e Jola si intrattengono a dire della pesca, e Proteo racconta la trasformazione in isola della fanciulla Nisida inseguita da Posillipo; e ancora, nell'ultima egloga, Telgone richiama sotto la rupe prospiciente Capri la dura Galatea.
Oltre che per quel nostalgico vagheggiamento di un mondo ideale, che il Sannazaro introdusse come elemento costitutivo dell'Umanesimo, le Piscatorie colpiscono per la novità dell'invenzione con la quale le ninfe lasciano i boschi per le spiagge. Vero tema poetico dell'opera è infatti un sincero amore per il mare, che si rispecchia anche nel nome con cui il Sannazaro fu accolto nell'Accademia Pontaniana, Azio Sincero (Actius Sincerus, da "acta", spiaggia), e che dà a queste bucoliche un'impronta di viva schiettezza. C.C. Nelle Piscatoriae il miglior latino di Virgilio e di Tibullo farà prova di tutta la sua affettuosità.

Antonio Baldini

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