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 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO
Jacopo Sannazzaro: Salici

Poemetto in esametri latini probabilmente composto poco prima del 1501. Il poeta era stato ospite del conte Troiano I Cavaniglia (1477-1528), accademico pontaniano, nel soggiorno irpino di Montella. Il carme dedicato all'amico - che con lui doveva dividere presto l'esilio di Francia per la fedeltà verso il re Federico di Napoli - si ispira certo ai bei salici che lungo la riva di un fiume accompagnavano le passeggiate e le riflessioni dei due nobilissimi spiriti e di altri familiari. Nell'insieme riecheggia delicatamente un mondo umanistico, fatto di miti e di antiche età, vagheggiati con un nostalgico desiderio di pace. La favola dei satiri e dei fauni che un dì inseguivano lungo le rive del Sarno le ninfe di quei luoghi meravigliosi, e le persuadevano alla danza sull'erba, si svolge in una movenza di mito dell'età dell'oro: troppo sognante è la beatitudine pànica di quel mondo: e un dì satiri e fauni si rivelano - nel turbamento che in loro genera la grazia delle divine fanciulle - procaci, terrigni, violenti. Il dio del fiume e le ninfe del Sarno cercano di salvare le infelici dalla rapina e dallo strazio, offrendo come estremo rifugio le loro cerulee acque; allora esse si tramutano, in un disperato appello, in salici, e, nel fuggire i maligni iddii silvani, ancora protendono le braccia verso la limpida corrente. Così aleggia nel luogo - per la rievocazione gentile dei poeti e dei cuori amanti della bellezza - l'antico fascino di tanta felicità di natura.

Carlo Cordiè

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