IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO: LE OPERE DI LORENZO DE' MEDICI
SELVE D'AMORE

In questo poemetto predomina la concezione neo-platonica dell'amore, ma l'idea filosofica non riesce a dare unità all'insieme, ove la fantasia erra libera (di qui il nome di Selve a imitazione di Stazio) in un susseguirsi di visioni, simili appunto a disordinati vaneggiamenti erotici. Ai motivi del Canzoniere si mescolano talora imitazioni classiche; tal'altra, sulle orme del Poliziano, si tenta l'idillio, con voluttuosa melodia e splendori cromatici. Un fuoco giovanile di passione corre per le ottave; spesso ritroviamo un tono di semplice affetto, che il Boccaccio del Ninfale fiesolano aveva forse insegnato al nostro poeta, e il paesaggio è veduto realisticamente con occhio ingenuo. Nella "Prima Selva" bella è la descrizione dell'innamoramento: una festa da ballo di Firenze, trasfigurata nell'incanto d'un mattino d'aprile: su questo sfondo botticelliano una scenetta vivace, quella della danza, tipicamente medicea e di fine psicologia: sguardi, cenni, sospiri. Si prepara così poeticamente l'apparizione di Madonna che, secondo il concetto neo-platonico, raccoglie in sé le bellezze tutte sparse nelle altre cose. Motivo iniziale della "Seconda Selva" è il lamento per la lontananza dell'Amata, un susseguirsi di apostrofi, di esclamazioni, di gemiti e di grida, sollevantisi come onde e ascendenti sino al rapimento nelle visioni che assediano l'anima turbata. Simboleggia e prepara la venuta della Dea il risveglio della natura: si ha così la famosa descrizione dell'estate, ove la durezza invernale si scioglie nella dolce primavera, finché al giungere di Madonna tutto s'accende d'amore in voluttuosa beatitudine. Tanto più risalta, tra quest'orgia di musica e di colori, la plastica scena delle pecore tornanti ai pascoli alpini. Purtroppo le allegorie (i ritratti della Gelosia e della Speranza) guastano la poesia, che ritorna poi con la rievocazione del convegno d'amore, ricco di un'intimità che non trovi in nessun'altra opera del Magnifico: l'ansia dell'attesa, l'ebbrezza dell'incontro, l'angoscia del distacco. La descrizione dell'età dell'oro è invece un pezzo di bravura; pesante e minuta traduzione in versi di ricordi culturali, nella quale è interessante il concetto umanistico della felicità come temperanza di desideri. Il poemetto si chiude con l'apoteosi di Madonna, identificata con il levar del sole: inno dionisiaco, tripudiante sinfonia di accesi colori, ebbrezza di felicità, che si riassume come in un'epigrafe nell'ultimo verso, "la luce, la bellezza e il caldo amore".

Il Medici per le ampie volute dell'ottava scorre con agevole pieghevolezza, come fiume reale che devolva con variati meandri le acque per valli svariate di cólli e di boschi, di verdi praterie e di poggi silvestri, di popolose campagne e di solitudini amene. (Carducci).

Composizione a stanze d'un fare largo e abbondante, alquanto sazievole, il cui difetto è appunto il soverchio naturalismo, una realtà minuta, osservata e riprodotta esattamente ne' suoi caratteri esterni, non fatta dall'arte mobile e leggera, non idealizzata. (De Sanctis).

Edmondo Rho

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