IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO: LE OPERE DI LORENZO DE' MEDICI
TRIONFO DI BACCO E ARIANNA

È dei "canti carnascialeschi" il più bello e, di tutte le opere di lui, universalmente famoso, sì che è impossibile discorrere di quell'età periclea di Firenze senza citare, quasi a motivo simbolico della sua felicità e brevità, i versi del suo principe e mecenate. La canzonetta è sorella a quella polizianesca del maggio, per quel che di leggero e di gaudioso hanno in comune e il sentimento di ciò che fugge e l'invito a saziarsi di amore. Perciò è in entrambe un'ombra di malinconia: più ne lascia in noi quella del Magnifico, perché vi sentiamo un'ansia e una, chiamiamola così, filosofia amara. "Di doman nessun si paschi". Tema antico, il "carpe diem"! Ma qui c'è una frenesia che sembra essere eccitata da un presentimento: c'è quasi l'ombra della rampogna savonaroliana dietro a quella ridda spensierata e senza tregua. Non dobbiamo soverchiare quelle strofe di ottonari di eccessiva significazione. Passa un "trionfo", cioè un carro mascherato, con personaggi mitologicamente travestiti, Bacco, Arianna, satiretti, ninfe, Sileno, Mida: ecco, è passato, resta il poeta (voce della folla che segue con lo sguardo quell'immagine di diletto) a dar di tanto spasso la fatalistica conclusione: "ciò ch'ha a esser, convien sia". Nell'aria è ancora il ritornello della canzone, la morale in musica, la cosa più bella e celebre: "Quant'è bella giovinezza, - che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: - di doman non v'è certezza".

Lorenzo il Magnifico fu poeta d'affetto, d'arte, d'artifizio: lirico e descrittore, elegiaco e satirico, filosofico e popolare... Sempre ricco di modi, d'immagini, di melodie diversissime: ora domando l'endecasillabo a ricevere l'èmpito dell'allegria, ora piegandolo a rilevare la tenuità d'un pensiero delicatissimo; e il settenario e l'ottonario variando in modo ch'e' ti paiono rendere di molte e tutte nuove armonie. (Carducci).

Edmondo Rho

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